L’arte? A Milano è un delitto (quasi) perfetto.

21 Luglio 2014


Niente è casuale. Non la location, non il periodo dell’anno né ovviamente il tema di una delle mostre più interessanti dell’estate milanese. Dopo un passaggio al prestigioso Witte de With Center di Rotterdam, arriva al PAC Il delitto quasi perfetto : quaranta gli artisti internazionali invitati dalla curatrice italo-brasiliana Cristina Ricupero a riflettere sul tema della criminalità. In un luogo diventato suo malgrado simbolo dell’aggressività delle mafie.

Sono passati esattamente ventuno anni dallo scoppio dell’autobomba che ha devastato parte della sede espositiva e causato la morte di cinque persone; evento tragico che Milano sembra esorcizzare oggi affrontando senza censure il rapporto con il lato più oscuro della società. Per una indagine che coinvolge la sfera privata e quella degli effetti più intimi, salvo aprirsi ai grandi fenomeni della macro-criminalità organizzata.

C’è la storia più buia del Paese esposta al PAC. C’è la collezione di fazzoletti confezionati per l’occasione da Maurizio Cattelan, ironico ma non troppo palliativo ai dolori della nazione; e c’è il memoriale che Luca Vitone dedica alla loggia massonica P2, sfalsando con cinica ironia il rapporto tra eroe e antieroe. Ma si trova anche, grazie al confronto con artisti figli di esperienze e culture diverse, una lucida analisi sulla percezione del male – sull’abitudine al male – nella società contemporanea.

Molti i riferimenti all’iconografia propria del cinema o del romanzo noir, con derive che pescano dell’immaginario horror: si passa così dagli zombie con colletto bianco di Jim Shaw al lavoro che il turco Asli Çavuşoğlu dedica ai gialli del piccolo schermo. E poiché la crudeltà si annida ovunque non c’è luogo del PAC ad essere risparmiato: come dimostra il murale esterno di Jean-Luc Blanc, ma anche il claustrofobico intervento di Gabriel Lester e Jonas Lund direttamente sul sito web del PAC.