Murakami in mostra a Milano. Con il cuore a Fukushima

24 Luglio 2014


Tra le tante etichette che gli sono state cucite addosso c’è anche quella di epigono nipponico di Andy Warhol: un re della Pop in salsa orientale, portatore di una sintesi formale che gioca con i cliché del consumismo più sfrenato. Tra gadget coloratissimi e riferimenti alla cultura di massa che affondano le proprie radici in anime  e manga . Takashi Murakami rivela a Milano la sua semplice complessità, con una mostra – la prima in uno spazio pubblico italiano – che è insieme festosa danza macabra e inno alla vita.

Parla di arte sacra Murakami nel presentare i tre mastodontici Arhat  dipinti a seguito della tragedia di Fukushima, pannelli che dipanano seguendo il tratto sgargiante dell’artista un pantheon ricchissimo e articolato; dove demoni e figure leggendarie proprie della tradizione giapponese si confondono con i personaggi della mitologia buddista, in un sincretismo culturale e religioso che sembra metterci davanti allo spirito più intimo e profondo del Creato.

Ad accompagnare questi recentissimi lavori una selezione degli ultimi autoritratti dell’artista, dipinti a partire dal 2008: quasi un’affermazione di identità, una ricerca disperata del proprio volto allo specchio deformato di una realtà che il dramma rende incomprensibile. In una location mai così simbolica: la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, congelata nelle cicatrici inferte dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Sotto gli stucchi che Picasso scelse come scenografia per esporre in Italia il suo Guernica .

Un “bambino antico” : così Francesco Bonami, curatore dell’evento, ha definito Murakami: che si presenta infatti alla preview della mostra vestito come il personaggio di un cartone animato, un goffo copricapo che richiama le fattezze del personaggio del suo primo film, presentato in anteprima italiana proprio in questi giorni e proprio a Milano. Titola Jellyfish Eye  questa favola per bambini che ammonisce, ancora una volta, sulla dannazione a cui l’uomo condanna se stesso. Nella cieca irriguardosa crudeltà con cui si rapporta con la natura.

[nella foto: Takashi Murakami: Photo Chika Okazumi Artwork © Takashi Murakami/Kaikai Kiki Co., Ltd. All Rights Reserved]