Il video prodotto per l’ultima edizione di dOCUMENTA, la biennale delle biennali; e poi la ricca serie di lavori che costituiscono il suo personale tributo all’Afghanistan. Francis Alÿs ospite del MADRE di Napoli con la più grande mostra mai dedicatagli da un museo italiano
L’innocenza del gioco trasformata in elegante metafora di una dura requisitoria, narrazione poetica che sa evocare con lucidissima efficacia lo spettro degli estremismi, l’oscurantismo che piega – frenandone l’afflato culturale – la libertà dei popoli. Arriva al Museo MADRE di Napoli Reel / Unreel , lo spettacolare video prodotto da Francis Alÿs in occasione di dOCUMENTA (13). Pezzo forte della più grande retrospettiva mai dedicata all’artista belga da uno spazio pubblico italiano.
In Occidente gli adulti ci si sono forse cimentati, mentre i più giovani l’hanno giusto visto al cinema: in Afghanistan, terra stretta nella morsa di una povertà antica, il gioco del cerchio non è però cartolina dal passato. Ma passatempo ancora in voga tra i ragazzini che usano sfidarsi in prove di abilità ed equilibrio, spingendo lungo le strade polverose, con un bastoncino, un anello in legno. Alÿs li filma, sostituendo però al tradizionale cerchio una “pizza”: una bobina cinematografica che nella propria corsa si srotola, seminando pellicola.
Da qui il gioco di parole del titolo dell’opera stessa, con il verbo reel (arrotolare) e il suo logico contrario (srotolare) che per assonanza richiamano la dicotomia tra real e unreal , reale e irreale. E al tempo stesso rimandano all’oppressione talebana, con la distruzione di buona parte dei materiali realizzati nel corso degli anni dalla Afghan Film perché considerati contrati alla morale islamica. Iconica, in questo senso, la fine dell’opera di Alÿs. Con la pellicola destinata, inesorabilmente, a spezzarsi.
Il video accompagna la mostra che, fino al prossimo 22 settembre, raccoglie nelle sale del museo napoletano quattro anni di lavoro dedicati dall’artista all’Afghanistan. Un ideale diario di viaggio, progetto organico che raccoglie schizzi e disegni, collage e scritti, cartoline e stranianti souvenir in forma di “oggetti effimeri”; un calembour di frammenti che contribuiscono a costruire il mosaico di un luogo dal fascino surreale.
{nella foto: Francis Alÿs, Reel-Unreel, 2011, Kabul, Afghanistan, con Julien Devaux, Ajmal Maiwandi. Fotogramma (video-documentazione di un’azione). Courtesy l’artista; David Zwirner, New York-London]