Viene considerata da molti come l’alter ego femminile di Robert Capa, di cui fu intima amica. Kati Horna è stata protagonista di una stagione eroica della fotografia: una mostra al Jeu de Paume di Parigi ne rilegge il percorso artistico
Un spirito libero, un’indole rivoluzionaria; una donna allergica ai conformismi ed estranea al compromesso: lettrice attenta del suo tempo, animata da una eterna curiosità totale per l’uomo, per le sue dinamiche storiche e sociali. Una vera e propria pasionaria Kati Horna, fotografa d’avanguardia che ha attraversato da protagonista la storia del Novecento: trovando oggi, a quindici anni dalla sua scomparsa, il giusto omaggio al suo instancabile lavoro.
È il museo Jeu de Paume di Parigi ad ospitare fino al 21 settembre la grande retrospettiva che scandaglia sessant’anni di carriera di una reporter che seppe soddisfare le curiosità della cronaca attraverso il filtro di un’estetica fortemente influenzata dalle grandi correnti artistiche e dalle avanguardie storiche. Un gusto surrealista quello che si respira in molti degli scatti di Horna, magnifico e originalissimo cono ottico da cui osservare il mondo.
Nasce in Ungheria, ripara giovanissima a Parigi, si getta nell’impresa di documentare la Guerra Civile Spagnola, ritorna a vivere nella Ville Lumiére: il percorso di vita di Horna ricalca quello del suo più celebre connazionale, il mitico Robert Capa, e si intreccia al suo. Differendo nella scelta, radicale, di abbandonare l’Europa al deflagrare della Seconda Guerra Mondiale per stabilirsi in Messico, chiudendo un rapporto di amicizia che durava fin dai tempi dell’adolescenza.
Nel Nuovo Mondo la fotografa trova l’opportunità di lavorare sui temi a lei tanto cari della socialità, seguendo le condizioni di vita nei pueblos e le rivendicazioni delle fasce più umili della popolazioni; ma sa anche animare una scena culturale e artistica che si arricchisce con il passare del tempo della presenza di nuove importantissime personalità, come quella di Alejandro Jodorowksi.