Mario Merz e i grandi maestri dell’Arte Povera, ma anche Giuseppe Uncini e il giovane Giovanni Ozzola: un percorso ricchissimo quello con cui il MART di Rovereto indaga il rapporto tra l’uomo e la natura. Affondando le proprie mani nella terra
Il rapporto è di stretta simbiosi, anche se sempre più difficilmente i piatti della bilancia si trovano in equilibrio. Asfissiante la tendenza dell’uomo a prevaricare l’ambiente naturale, a sottrarne con voracità le energie essenziali; in una disparità che si rivela controproducente, boomerang che si abbatte con regolare terribile fatalità. A invocare la necessità di ripensare questo rapporto è il Mart di Rovereto. Con una mostra dedicata alla materia del paesaggio.
Con Scenario di terra , in mostra fino al prossimo mese di febbraio, il museo trentino compie un passaggio importante verso la piena consapevolezza del ruolo dell’uomo in rapporto allo spazio che lo circonda. Recuperando grazie a preziose testimonianze d’archivio le immagini, non così antiche, di un’agricoltura di sussistenza in grado di impattare con effetti minimi sull’ambiente di vita; affidando al linguaggio dell’arte il compito di approfondire un tema che pone sfide decisive.
Lo sguardo si fissa sulla terra, considerata nella sua dinamica più cruda, autentica, reale. Zolle, sabbia, pietra, ghiaia: nei lavori di Giovanni Uncini e Antoni Tapiés si misura una predisposizione antica alla fisicità, retaggio di una cultura contadina che sembra scorrere implicita nel DNA di ognuno. A maggior ragione di chi sceglie l’alveo dell’Arte Povera: come Mario Merz e Michelangelo Pistoletto, ma anche Mario Anselmo.
Ma il paesaggio e i suoi codici non sono sempre esperibili in modo diretto, anzi: si esplicano spesso secondo logiche puramente concettuali. Lo spazio diventa allora misurabile solo con la mente, prestandosi a nuove infinite interpretazioni: trattate su tela da Mario Raciti e Gastone Novelli, concretate in forma plastica da Fausto Melotti e Alberto Garutti. Esaltate nelle atmosfere sospese di Axel Hütte.
[nella foto: Davide Coltro, Medium color landscape, 2007]