Il mito di Marilyn. In mostra a Città di Castello

28 Settembre 2014


Se fosse stata solamente bellissima sarebbe forse, paradossalmente, passata inosservata; presto o tardi offuscata dallo scintillare continuo di stelle vecchie e nuove, a rischiarare con la propria luce spesso effimera il firmamento ansiogeno della fabbrica dei sogni. Marilyn Monroe è stata molto più che un semplice sex symbol, molto più che un’attrice. La sua grandissima sensibilità, le infinite malinconie, il carattere insieme fragile e volitivo l’hanno resa un mito senza tempo. Un’icona.

Pittori e fumettisti, ma anche poeti e intellettuali: non c’è artista che, nella seconda metà del Novecento, non abbia subito il fascino di Marilyn; molti quelli che si sono lasciati ispirare dalla sua figura, dal peso che la sua esperienza sul set e la sua drammatica vita privata hanno avuto nell’immaginario collettivo. Quelle riflessioni e quelle suggestioni si trovano oggi in mostra a Città di Castello, nelle sale di Palazzo Vitelli a Sant’Egidio. Sede di Sorella Marilyn .

Si parte dai manifesti hollywoodiani scarnificati nei decollage di Mimmo Rotella, con un gesto di controllata violenza che suona come oggettivazione di un tuffo profondo nell’animo dell’attrice, processo di enigmatica introspezione psicologica; e si arriva alle serigrafie di Andy Warhol: con il tema della riproduzione seriale, della costruzione di un immaginario popolare, della reiterazione dell’immagine stessa e della sua mercificazione.

La sensualità di Marilyn prorompe irresistibile nelle tavole di Hugo Pratt e Guido Crepax, ma viene analizzata anche grazie agli scritti di Alda Merini e Pier Paolo Pasolini, stupendi cronisti del contemporaneo. E poi, tornando nell’alveo del pop, ecco i dipinti di Pablo Echaurren e le sculture luminose di Marco Lodola, queste ultime a compiere il passo definitivo verso la trasfigurazione della donna nel mito: la negazione dei tratti somatici, dello sguardo e dell’espressione del volto, scinde persona e personaggio. Concentrandosi fatalmente su quest’ultimo.

[nella foto: Marilyn Monroe – dipinto di Enrique Breccia]