Bramante e Palladio, le origini dell’architettura moderna

8 Novembre 2014


Secondo Giorgio Vasari la sua grandezza fu tale da ricordare quella degli antichi greci e romani, di cui recuperò gli stilemi fondamentali: contribuendo in modo decisivo a fare del Rinascimento stagione in grado di rivaleggiare per meraviglia con il più nobile passato. È tra le personalità più importanti che la storia dell’architettura abbia mai conosciuto: Donato Bramante, nel cinquecentesimo anniversario della morte, viene ricordato da una spettacolare mostra a Vicenza, dal 9 novembre al prossimo mese di febbraio.

La cornice è quella del Palladium Museum, ed è proprio sulla scorta del rapporto di devozione da parte di Palladio nei confronti dei modello bramantesco che nasce un’esperienza espositiva basata sulla volontà di illustrare i riferimenti concettuali, la loro rielaborazione e la prassi operativa del progettista e artista urbinate. Muovendo dal confronto diretto con documenti di eccezionale rarità e straordinaria efficacia.

È conosciuto come Uffizi 20A, dal nome del museo che da secoli lo conserva: è il disegno originale, vergato da Bramante in persona, per la Basilica di San Pietro: un progetto di incredibile modernità, che ha stabilito nuovi standard per l’idea di edificio sacro nel mondo occidentale. Un lavoro di incredibile importanza, che fa il paio con la coppia di disegni a firma Palladio che testimoniano lo studio e la devozione dell’architetto nei confronti del suo mentore.

A curare la mostra Christof Thoenes, da lungo tempo impegnato in un processo di studio che lo ha portato a ricostruire il modus operandi di Bramante, integrando i rarissimi disegni dell’artista con tavole interpretative realizzate insieme ad Alina Aggujaro, con maquette e modellini. La linea dell’allestimento nasce dall’idea di un grande architetto di nuova generazione: Alessandro Scandurra, reduce dal progetto per l’Expo Gate di Milano.