Un trittico quello portato dal regista Amos Gitai a Palazzo Reale: video, fotografie e installazioni ambientali per anticipare i temi del suo prossimo film. E omaggiare, insieme al padre, il grande Gabriele Basilico
Un dramma in tre atti sul tema della memoria, costruito grazie alla potenza narrativa del video e del cinema; alla struggente capacità evocativa delle parole e alla magia della fotografia. Il tutto cucito insieme – è il caso di dire: tessuto – dai fili magici di un’arte antica, che affonda le proprie radici nelle tradizioni culturali del Medio Oriente. Inaugura in queste ore a Milano, nella spettacolare cornice della Sala delle Cariatidi, la mostra-evento che porta in città fino al prossimo 1 febbraio l’immaginario di Amos Gitai.
Si mette a nudo il regista israeliano, scegliendo di condividere il ricordo degli affetti più cari. Partendo, con l’installazione Lullaby to my father , dall’omaggio del padre Munio Gitai Weinraub, architetto cresciuto nell’ambiente del Bauhaus e costretto a fuggire dalla Germania nazista per le sue origini ebraiche, tra i costruttori – in senso letterale! – dello Stato di Israele. Fotografie e immagini in movimento, parole e suggestioni si combinano nell’ideale album dei ricordi del figlio, in un canto tenero e delicato.
Il passato, le radici più intime, cedono il passo al saluto ad un’altra figura importante per Amos Gitai. Il fotografo Gabriele Basilico: il regista ricorda con un’altra installazione gli ultimi incontri con l’amico fotografo, la condivisione di ideali estetici e concettuali; ma soprattutto il comune dolore per le sorti di una terra, il Medio Oriente, tanto meravigliosa quanto sfortunata. Ecco allora l’Israele di Gitai specchiarsi nel Libano immortalato da Basilico, in una mimesi di grande efficacia.
Ma è con il progetto Carpet che si entra nel cuore della mostra. Splendidi i tappeti antichi della collezione di Moshe Tabibnia esposti a Milano, pendant delle fotografie che Gitai ha preso come appunti visuali negli ultimi anni e dei diversi video – opere a se stanti ma anche frammenti di suoi film precedenti – che ci accompagnano per mano nell’immaginario del suo prossimo lavoro. Carpet appunto, film di prossima lavorazione, che seguendo a ritroso le vicende di un antico tappeto finisce con intrecciare vite, amori, dolori, delusioni, eroismi di una miriade di personaggi.
[nella foto: immagine dal set del film Lullaby to my Father – foto: Dan Bronfeld]