Dopo avervi presentato la nostra top five delle mostre al femminile in corso nel mondo, chiudiamo la nostra Festa della Donna con cinque autrici – italiane e non – cui un museo in Italia dedica ora una monografica.
Da visitare ancora nei prossimi giorni, perché la progressiva affermazione della donna nella società – anche artistica – va celebrata ogni giorno.
Da esponente della cosiddetta Scuola di Düsseldorf, che nelle serie fotografiche dei coniugi Bernd e Hilla Becher ha il suo modello di riferimento, Candida Höfer lavora sulla serialità della fotografia. Se un singolo scatto può essere duplicato in più tirature, così la fotografa sceglie soggetti “seriali” per i suoi progetti. A Ca’ Pesaro porta in mostra l’indagine condotta sul gruppo scultoreo Les Bourgeois de Calais di Auguste Rodin, di cui nel 2001 ha fotografato tutte le dodici versioni esistenti al mondo, riunendole idealmente nella sua serie di scatti Douze-Twelve.
A Bolzano si tiene la prima personale in un museo italiano di un’artista – italiana – già affermata a livello internazionale. Anche se non si tratta di una vera retrospettiva, perché per l’occasione Rossella Biscotti ha realizzato nuovi lavori, la mostra conferma la predilezione dell’autrice per una ricerca in bilico tra passato e presente. Le sue opere propongono infatti un confronto con la storia, che non è mai semplicemente rievocata: le opere servono a ri-viverla, con una coscienza che è quindi sociale e politica, permettendoci magari di comprendere meglio il nostro stesso presente.
Lavorando sempre alle “periferie” del mondo, dalla Georgia ai Balcani, dall’America alla Spagna, la fotografa Vanessa Winship è riuscita progetto dopo progetto a mostrare la vulnerabilità dell’essere umano, il farsi e disfarsi delle sue identità geo-storiche. Instabili come i confini politici da cui hanno origine. Prima fotografa donna ad aver vinto il premio della Fondazione Henri Cartier-Bresson, la Winship dimostra di aver appreso l’insegnamento del fondatore di Magnum: grazie a un’evidente partecipazione emotiva, rappresenta la storia attraverso le tracce che imprime su luoghi e persone, soprattutto.
L’artista francese si è affermata a livello internazionale per la sua capacità di raccontare gli aspetti più intimi della vita individuale, come il distacco da una persona cara o la fine di una relazione. Assumendo un atteggiamento analitico davvero raro se applicato a se stessi, Sophie Calle ha portato l’introspezione della propria vita emotiva a una tale profondità da renderla universale, come sono i sentimenti indagati. A Torino, porta allora un progetto incentrato sulla morte della madre e una video-installazione site-specific per la sala 18, in cui coglie lo sguardo di alcune persone dopo che avevano visto il mare per la prima volta nella loro vita.
Fotografa e giornalista, insomma fotoreporter: la palermitana Letizia Battaglia ha fatto del suo lavoro una missione, allo stesso tempo sociale e artistica. 59 fotografie in bianco e nero, realizzate dal 1974 al 2015 e provenienti dal suo archivio personale, focalizzano gli aspetti di indagine e denuncia che caratterizzano il lavoro di Letizia Battaglia, in quattro sezioni espositive che spaziano dai miti personali della fotografa alla cronaca della vita a Palermo.