Torna in Italia con quattro date Joan Baez. Con la sua voce da usignolo, da cinquant'anni si impegna con la sua musica per rivoluzioni pacifiche e diritti sociali
Calca i palchi di tutto il mondo da più di cinquant’anni, ma non sembra aver esaurito la sua vocazione artistica e sociale. A cominciare da stasera, la cantautrice Joan Baez dà inizio al suo mini-tour italiano composto da quattro concerti, rispettivamente a Bologna (7 marzo, Auditorium Manzoni), Udine (8 marzo, Teatro Giovanni da Udine), Roma (10 marzo, Auditorium Parco della Musica) e Milano (12 marzo, Teatro Arcimboldi).
È l’occasione per ascoltare dal vivo nuovi e vecchi successi di una delle voci – e che voce! – della canzone d’autore internazionale.
L’influenza di Joan Baez sulla musica popolare è, in effetti, difficile da quantificare in tutta la sua vastissima portata. Solo negli anni ’60, la cantautrice ha interpretato alcune delle canzoni più famose del decennio, largamente riprese dalle band contemporanee: è il caso per esempio di Babe, I’m Gonna Leave You, inclusa da Joan Baez in un album del 1962 e poi portata al successo dai Led Zeppelin nel loro disco di debutto, sette anni dopo.
Senza Joan, soprattutto, non avremmo forse avuto Bob Dylan. Il loro incontro nel 1963 apre le porte della scena folk internazionale al cantautore allora sconosciuto, di cui Joan Baez porta in concerto le canzoni, credendo per prima nel suo immenso talento.
A proposito di sogni e ideali, Joan Baez non manca l’appuntamento di Woodstock, dove esegue tre canzoni, e dal 1968 in poi si impegna artisticamente su più fronti sociali. Sempre a difesa dei diritti delle minoranze, sempre ispirata a un’opposizione non violenta e culturale, per cui nel corso degli anni la troviamo al fianco di grandi leader come Martin Luther King e Nelson Mandela.
[Immagine di apertura: Joan Baez in una foto di Marina Chavez]