Nella giornata dedicata alle donne, anche l’Emilia omaggia la femminilità con una rassegna che celebra un mistero millenario: quello della vita.
La nuova stagione espositiva ha inizio a Parma con un evento dal titolo emblematico e inequivocabile, Mater. Percorsi simbolici sulla maternità. Allestita nelle sale del Palazzo del Governatore, la mostra indaga le radici e le variazioni di un concetto profondo, che ritrova nella figura femminile l’origine dell’esistenza.
A cura di Annamaria Andreoli, Elena Fontanella e Cosimo Damiano Fonseca, la rassegna esplora il concetto di maternità attraverso una selezione di 160 opere che, dall’epoca antica a oggi, tracciano le direttrici culturali, religiose e sociali di uno dei cardini dell’identità umana.
Le quattro macro-sezioni attorno a cui ruota l’intero percorso espositivo fungono da essenziale strumento d’analisi di un tema così delicato e stemperano il rischio di incappare in facili cliché.
Le cosmogonie primitive sono il punto di partenza di una storia universale, che trae linfa dalla Grande Madre, simbolo universale di fertilità. Dai miti greco-romani fino ai soggetti degli affreschi ritrovati a Pompei, la celebrazione della vita va di pari passo con quella di colei che ne è artefice. La figura della madre acquisisce nel tempo nuove forme identitarie, entrando in dialogo con istanze religiose che influenzano anche la rappresentazione artistica della donna-madre. Le Madonne di Masaccio, Andrea Mantegna, Tiepolo e Veronese, presenti in mostra, chiariscono quindi il predominio di una visione cristiana della maternità nel mondo occidentale, almeno fino all’Ottocento.
Con la rivoluzione industriale, la madre “sacra” si trasforma in una madre laica, complice la definizione della nuova famiglia borghese. I ritratti di Hayez, Felice Casorati e Gino Severini anticipano il punto di vista delle Avanguardie novecentesche sul ruolo materno. Non più avvolta da un’aura di intoccabile sacralità, la donna-madre entra in contatto con le istanze del reale, emancipandosi dal compito esclusivo di procreatrice.
Senza nascondere una dimensione sensuale ed estetica, madre e donna convivono ai giorni nostri in un archetipo femminile inedito, che l’arte del Novecento ha saputo restituire con grande spirito critico. Le donne e le madri rappresentate da Mimmo Rotella, Michelangelo Pistoletto, Bill Viola, fino alla Valentina di Crepax, tutte esposte a Parma, testimoniano la forza e l’autenticità di un modello femminile vivo, in costante trasformazione.
[Immagine in apertura: Guido Crepax, Maternità, 1975, disegno originale china su cartoncino Schoeller, Archivio Crepax]