5 Marzo 2015
Persone invece di personalità: il fotografo italiano porta in mostra a Barcellona ritratti psicologici di figure carismatiche. Nella loro perfetta, normale quotidianità.
Da Donatella Versace a Wim Wenders, passando per Laetitia Casta e Marina Abramovic: il curriculum di Enzo Dal Verme, professione fotografo, non vanta semplici “clienti” quanto vere e proprie celebrità. Ha deciso stavolta di posare il suo occhio su personalità meno conosciute, almeno nel circuito mediatico, ma che l’autore considera altrettanto carismatiche: chi l’ha detto, che non meritino anche loro un ritratto fotografico?
Di più, una mostra. Quella in corso all’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona, organismo ufficiale dello Stato Italiano che diffonde la cultura nazionale nel Levante spagnolo.
L’esposizione, aperta al pubblico da oggi fino all’8 aprile, s’intitola Ritratti in silenzio per sottolineare la differenza di queste immagini dalle fotografie “pubbliche” dei personaggi famosi. Enzo Dal Verme, infatti, ha spiegato come spesso i suoi soggetti cerchino di “sedurre” la sua macchina fotografica: “apparire carini, interessanti, speciali… un sacco di rumore”.
Ecco allora la scelta del fotografo di rifarsi piuttosto alla tradizione ritrattistica italiana post-rinascimentale, esemplificata dalla produzione del cinquecentesco Giovan Battista Moroni: volti fedeli al modello anche nell’imperfezione estetica, gesti che – pur nella loro semplicità – fanno da ponte tra lo spettatore e il mondo interiore del soggetto ritratto.
L’impostazione volutamente minimalista non deve trarre però in inganno: sono fotografie tutt’altro che povere, quelle in mostra a Barcellona. Senza voler accampare discorsi morali sulla superiorità della ricchezza interiore a fama e successo, perché è proprio l’immagine relizzata da Enzo Dal Verme a essere ricca. Nella cura del dettaglio, di un profilo che spicca grazie a una luce radente o di un colore che emerge dal fondo bruno.
Una fotografia che non ostenta cromie accese o composizioni eccessive, ma tradisce una lunga riflessione per giungere a quell’armonia generale, dove ogni particolare merita gli si dedichi un momento. Se Enzo Dal Verme paragona il fotografare a un atto meditativo, allo spettatore non resta che rapportarsi alle sue fotografie come a un oggetto di meditazione.