Femminismo a due voci. In mostra, a Merano

28 Giugno 2015

Francesca Woodman, Untitled, New York, 1979/2001 © Courtesy George and Betty Woodman, New York / SAMMLUNG VERBUND, Wien

Dopo le rassegne di maestri internazionali quali Man Ray, Boris Mikhailov, Urs Lüthi, Eliott Erwitt, Ugo Mulas e Cindy Sherman, Arte Merano allestisce ancora una mostra di fotografia. Stavolta è dedicata a due artiste, Francesca Woodman e Birgit Jürgenssen, che hanno lasciato entrambe il segno nell’arte performativa e nella riflessione degli anni Sessanta su ruoli e stereotipi femminili contemporanei, ma non hanno mai avuto occasione di incontrarsi (e confrontarsi).

Birgit Jürgenssen nacque a Vienna nel 1949. Con uno sguardo al Surrealismo e alla psicoanalisi di Freud, ha realizzato diverse opere che indagano il ruolo della donna nella società. Nella mostra a Merano, sono esposte fotografie in bianco e nero e a colori, polaroid, rayogrammi, cianotipi, ma anche disegni e sculture, che propongono un’immagine del corpo femminile critica, ironica e provocatoria nei confronti degli stereotipi sessuali e di genere, dei pregiudizi e dei malintesi della vita quotidiana.

Francesca Woodman nacque un decennio dopo, nel 1958, a Denver, negli Stati Uniti. Nella sua breve esistenza – morì suicida ad appena 22 anni – ha esplorato il tema dell’identità femminile, declinando il mezzo fotografico con la performance e la body art.
Il risultato sono fotografie che si inseriscono sul solco dei tableau vivant e in cui il corpo femminile è messo in scena, in situazioni e ambienti tendenti al surreale.

Le opere esposte nello spazio di Arte Merano provengono dalla prestigiosa Collezione Verbund, istituita a Vienna nel 2004 dall’omonima compagnia austriaca di produzione di energia elettrica, per iniziativa dell’attuale direttrice Gabriele Schor. Ad oggi, è una collezione specializzata sull’avanguardia femminista degli anni Settanta, con più di 500 opere di 34 artiste internazionali.