Oltre mille scatti raccontano il Giappone del secondo dopoguerra, attraverso l’obiettivo scevro di pregiudizi (ma denso di riferimenti all’arte contemporanea) di William Klein.
Nel 1961, il fotografo americano William Klein trascorse tre mesi in Giappone. Tornò dalla sua permanenza con oltre mille fotografie scattate, che ritraggono senza preconcetti e aspettative la vita pulsante di un paese in esplosione e di una città, Tokyo, che si preparava a diventare una metropoli internazionale, alla vigilia delle Olimpiadi del 1964.
Recentemente esposte nella Polka Galerie di Parigi e originariamente pubblicate nel libro Tokyo 1961 (in ristampa nel 2014 per i tipi di Akio Nagasawa Publishing), le fotografie in bianco e nero di William Klein raccontano il Giappone come fosse un pianeta lontano e sconosciuto da scoprire.
Lasciata a casa l’idea di un paese zen ed esotico, l’artista restituisce un’immagine del Giappone autentica, cruda, vibrante. Nei suoi scatti, la città è irrequieta e le strade sono affollate, di persone come pure di segnali stradali, degli ideogrammi delle insegne e dei manifesti urbani.
Le inquadrature richiamano a volte gli assemblaggi cubisti, a volte le composizioni lineari di Mondrian, altre ancora i primi studi sul movimento di Marcel Duchamp. Mentre il carattere documentario delle fotografie è smorzato da un’estetica pop e da un mood da film noir.
[Immagine in apertura: William Klein, Les Liaisons Dangereuses, Tokyo, Japon, 1961 © William Klein, Courtesy Galerie Polka]