L'esposizione 'Time Table' a Palazzo Madama si lega al tema di Expo 2015 e affronta la tavola imbandita come espressione di periodi storici e culture, non solo in ambito strettamente alimentare.
“Non si può pensare bene, né amare bene, se non si è pranzato bene.” Parola di Virginia Woolf, che nel saggio Una stanza tutta per sé dà voce letteraria alla donna e al suo universo spesso taciuto, in una storia scritta principalmente dagli uomini. In effetti, il soggetto della mostra che inaugura mercoledì 24 giugno a Palazzo Madama, in quel di Torino, è stato a lungo di interesse e dominio prevalentemente femminile; non soltanto perché di piatti da portata e posate si parla, ma soprattutto perché Time Table – A tavola nei secoli affronta il momento del pasto come un rito sociale, a cominciare dalla dimensione della famiglia.
Nelle società occidentali, dalla leggenda medievale di Re Artù ai nostri giorni, la tavola imbandita rappresenta il luogo della condivisione per eccellenza. Non a caso, i riti della convivialità sono andati evolvendosi in base a funzioni ben più articolate della necessità di nutrirsi. Difficile spiegare in termini “fisiologici”, altrimenti, le sofisticate allegorie dipinte sulle maioliche nel Rinascimento, o il tripudio di colori industriali portati in tavola dal design nel Novecento.
Sei sezioni e altrettanti “tavoli” principali ripercorrono nella mostra – aperta fino al 18 ottobre – la storia della nostra società attraverso questo particolare momento collettivo, per lo più privato ma non per questo privo di risvolti anche rilevanti per la collettività. Oltre il sapore della vita vissuta in casa, infatti, il pubblico avrà modo di rivivere l’atmosfera delle corti italiane ed europee. Attorno alle cui tavole, tra una portata e l’altra, si decidevano le sorti di intere nazioni.
[Immagine in apertura: Piatto con Eco e Narciso, Urbino, Francesco Xanto Avelli, circa 1530. Maiolica dipinta]