La fotografa Diana Markosian ha ritratto i sopravvissuti del genocidio armeno davanti alle fotografie della loro terra natale. A cento anni di distanza dall’esodo, per rendere possibile un ritorno in patria che non avverrà mai.
A cento anni di distanza, nonostante la Turchia e altri Paesi del mondo si ostinino a negare la storia, il genocidio armeno non è stato dimenticato e resiste nella memoria di un popolo intero, nei racconti dei sopravvissuti, di chi è stato costretto a lasciare indietro la propria casa e di chi ha perso i propri cari, tra quei milioni di donne, uomini e bambini che l’Impero Ottomano uccise senza pietà, tra il 1915 e il 1923.
La fotografa americana di origini armene Diana Markosian aveva un bisnonno che da quelle atrocità era riuscito a scappare, aiutato dai vicini di casa turchi. Nel suo paese di origine non mise mai più piede, come molti dei sopravvissuti al genocidio. Diana Markosian ha deciso così di ricercare quei pochi reduci ancora in vita e di fare loro un regalo.
È andata a trovarli in Armenia, ha parlato con loro, si è fatta raccontare la loro fuga dalla Turchia dell’est di cent’anni fa, per poi ritornare con fotografie in grande formato di quei luoghi che, in un tempo lontano e sbiadito, erano stati la loro casa.
Diana Markosian ha infine immortalato l’incontro: il risultato sono fotografie nelle fotografie, ritratti silenziosi e toccanti, “storie di ciò che avevano, di ciò che hanno perso. E che hanno ritrovato di nuovo.” Per l’ultima volta.