I festival rock? Sono nati da una performance

15 Agosto 2015

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Un curioso articolo dello Smithsonian Magazine – rivista ufficiale dell’omonima istituzione di Washington – ha di recente rintracciato la nascita dei festival musicali outdoor in una performance artistica del 1968, nei dintorni di Seattle, a cui assistettero circa cinquemila persone.

Quale musicista salì sul palco all’epoca? Nessuno, a dire il vero. L’evento in questione s’intitolava Piano Drop, perché “pezzo forte” della performance era appunto la caduta libera di un pianoforte, lanciato da un elicottero. L’idea venne a due musicisti, Larry Van Over e Gary Eagle, ma di fatto l’unico suono prodotto dalla loro iniziativa fu quello del tonfo dello strumento, davvero poco “musicale”.

Se c’è un collegamento diretto tra questa performance e i successivi festival, questo è in effetti da individuare in quel trend molto liberatorio per cui – da Jimi Hendrix agli studenti dell’MIT – la distruzione degli strumenti è andata affermandosi come parte degli stessi concerti.

In realtà, come tutti i progenitori che si rispetti, Piano Drop aveva poco a che fare con la progenie di eventi all’aria aperta che hanno fatto la storia del rock. Funzionò da apripista perché riuscì comunque a riunire 5mila spettatori in mezzo al nulla, ovvero al di fuori dei luoghi fino ad allora deputati alle esibizioni live.
Convincendo manager e organizzatori che, tutto sommato, valeva la pena provare a organizzare qualche concerto all’aria aperta, magari coinvolgendo più band per far durare più a lungo l’iniziativa…