Quarant’anni di Marina Abramovic

5 Agosto 2015

Marina-Abramovic Photograph: Rahi Rezvani

Le istituzioni museali dell’intero pianeta non smettono di omaggiare una personalità instancabile, capace di cavalcare l’onda del successo da oltre quarant’anni. È Marina Abramović (nella foto in apertura di Rahi Rezvani), l’artista di origini jugoslave stavolta protagonista di Private Archeology, l’intensa rassegna allestita presso il MONA – Museum of Old and New Art – di Hobart, in Tasmania, fino al prossimo 5 ottobre.

La ricca esposizione raccoglie le testimonianze sonore, fotografiche, video e le installazioni della controversa carriera di un’autrice che ha fatto della dimensione corporea il suo strumento creativo. La mostra punta l’attenzione sulla poetica di Marina Abramović, alla base di ciò che lei stessa definisce “l’arte dell’immateriale”: il ricorso a oggetti e azioni semplici e concreti per focalizzare l’attenzione sul momento presente.

A partire dalle sue primissime performance negli anni Settanta, che la vedono testare i limiti della propria resistenza fisica sottoponendo il corpo a prove estreme e violente, compiute sempre davanti al pubblico, la Abramović trova in Ulay – al tempo suo partner nella vita e nell’arte – un compagno con cui sviluppare una serie di performance dal forte impatto visivo e concettuale.

Attraverso gli anni Ottanta e Novanta, l’artista ha messo a punto il cosiddetto Abramović Method, basato sul fondamentale coinvolgimento dello spettatore.
La celeberrima performance The Artist is Present ha reso ancora più profondo il rapporto tra la performer e il suo pubblico, chiamato a rispondere alla presenza dell’artista. Dopo un quarantennio di attività, la Abramović intende evolvere ulteriormente il suo metodo, “delegando” al pubblico la responsabilità di agire. Proprio in Australia, in concomitanza con l’apertura della mostra al MONA, Kaldor Public Art Projects ha ospitato Marina Abramović in Residence, dodici giorni di esercizi ed esperienze percettive che hanno visto protagonista la performer e, soprattutto, il suo pubblico.