17 Agosto 2015
Una natura morta dipinta nel Seicento dal pittore romano Giovanni Stanchi mostra com’era il cocomero 400 anni fa, prima dei processi di coltivazione e selezione genetica che l’uomo ha messo in atto nel corso dei secoli.
Nell’Università del Wisconsin, gli studenti del corso di orticoltura si saranno stupiti quando il loro professore si è presentato in classe con la riproduzione di una natura morta del XVII secolo. L’opera in questione è una tela dipinta tra il 1645 e il 1672 da Giovanni Stanchi, detto Dei Fiori, di cui poco si sa, se non che era un apprezzato naturamortista nella Roma barocca.
L’olio è diventato oggetto di attenzione perché ritrae una specie di cocomero mai vista prima, di colore pallido, con singolari sezioni cave in cui la polpa rossa, tipica del frutto, si articola in piccole spirali. Alcuni studiosi hanno ritenuto che l’anguria fosse semplicemente ancora acerba, ma la presenza dei semi neri ha vanificato questa ipotesi, aprendo la strada alla teoria che si tratti in realtà di una varietà selvatica, precedente ai processi di coltivazione e selezione genetica che l’uomo ha messo in atto nel corso dei secoli.
“I dipinti dei musei sono un metodo interessante per studiare le antiche varietà botaniche” spiega Todd Wehner, un professore della North Carolina State University. Non è certo una novità che la storia dell’arte sia chiamata in soccorso della scienza. Se si esclude la paleobotanica, i dipinti antichi sono infatti l’unica testimonianza visiva a disposizione degli studiosi per scoprire la morfologia antica e per seguire i tracciati evolutivi delle specie vegetali.