Ricorre oggi l’anniversario della morte di uno dei grandi nomi della letteratura italiana. Autore di romanzi divenuti pietre miliari, Italo Svevo è un pilastro della cultura otto-novecentesca.
Il 13 settembre 1928 si spegneva a Motta di Livenza, in Veneto, uno dei capisaldi della letteratura mitteleuropea, Italo Svevo. Nato a Trieste nel 1861, quando la città faceva ancor parte dell’Impero austro-ungarico, cambiò più volte il suo nome – da Aron Hector Schmitz a Ettore Schmitz – in concomitanza con la definitiva annessione della Venezia Giulia all’Italia.
La scelta di pubblicare le sue opere letterarie usando lo pseudonimo Italo Svevo coincide con la volontà dell’intellettuale, nato da padre tedesco e madre italiana, di mantenere entrambe le discendenze geografiche e culturali. Appassionato di letteratura internazionale, Svevo fu sempre combattuto tra la concretezza delle attività commerciali di famiglia e il suo interesse per la scrittura, spesso vissuto in modo conflittuale.
Influenzato dalla conoscenza di James Joyce e dall’incontro con le opere freudiane, alla sua penna si devono alcuni dei romanzi più famosi del panorama novecentesco. Una vita, Senilità e La coscienza di Zeno restituiscono uno spaccato, a tratti crudo e ironico, delle tante sfaccettature dell’animo umano, indagato a partire da un’imprescindibile base autobiografica. Una serie di racconti pubblicati postumi e un corpus di saggi e opere teatrali completano la ricca produzione di Italo Svevo.