Sono trascorsi più di due secoli dalla nascita di uno dei maestri della poesia italiana. Autore di un’opera poderosa, Belli ha dato voce a un popolo - quello di Roma - e un'epoca.
Il 7 settembre 1791 – esattamente 224 anni fa – nasceva a Roma Giuseppe Gioachino Belli, uno dei maggiori poeti della tradizione romanesca. Nonostante le difficili condizioni economiche e familiari, che lo costrinsero a dedicarsi fin da adolescente a lavori di fortuna, il giovane Belli non trascurò gli studi, sviluppando un sempre più accentuato interesse per la composizione poetica.
Nel 1813 fu tra i fondatori dell’Accademia Tiberina, istituzione culturale impegnata nel coltivare e diffondere il patrimonio letterario italiano e, soprattutto, romano. In parallelo all’impegno accademico, Belli ebbe modo di viaggiare attraverso il Paese e di approfondire i suoi studi, cimentandosi nella stesura di ottave, epistole in versi sciolti, novelle e componimenti satirici ispirati alle tradizioni e alla storia dei luoghi visitati.
È questa passione per la cultura locale e popolare che spinge il poeta a misurarsi con la sua impresa più grande: la redazione dei Sonetti romaneschi, un corpus di 2280 componimenti in vernacolo realizzati a partire dal 1830.
La monumentale opera rappresenta la volontà di dar voce al popolo della Roma ottocentesca, raccontandone la quotidianità con tono salace e disincantato, avvicinando così il Belli – scomparso nel 1863 – alla corrente verista che avrebbe preso piede di lì a poco.