Al di là di alcuni successi commerciali entrati ormai nel canzoniere nazionale, Giuni Russo merita di essere ricordata per l'incessante sperimentazione condotta in ambito musicale, innanzitutto avvalendosi della sua straordinaria voce.
Il 14 settembre di 11 anni fa, nel 2004, si spegneva a Milano una delle più straordinarie voci che la musica italiana abbia mai potuto vantare. Giuni Russo, nome d’arte di Giuseppa Romeo, è passata alla storia innanzitutto per la sua ampia estensione vocale, che copriva quasi cinque ottave; un talento naturale accompagnato da una tecnica coltivata sin da bambina, essendo Giuni figlia d’arte e precocemente interessata alla musica.
Ancor più, in età adulta saprà affermarsi – non senza contrasti con le etichette discografiche, più orientate a un pubblico tradizionale – per la capacità di mettere le sue doti al servizio di una sperimentazione incessante, alimentata da un’autentica volontà di esplorare l’arte e le sue connotazioni più spirituali.
Affermatasi presso il grande pubblico con una serie di “tormentoni” estivi, primo tra tutti il celebre Un’estate al mare del 1982, Giuni Russo in realtà collaborava già da tempo con alcuni grandi esponenti della scena musicale italiana: dal jazzista Enrico Rava – che parteciperà alla realizzazione del suo primo album, Love Is a Woman – a Franco Battiato, che aiuterà l’artista a trovare la sua più completa espressione.
Proprio negli stessi anni del successo commerciale, infatti, Giuni Russo pubblica un album all’avanguardia come Energie: disco all’insegna della sperimentazione pura, in cui la voce dell’interprete si presa a un utilizzo strabiliante e rivoluzionario, degnamente accompagnato dalle sonorità inedite tipiche di Battiato.
Con il disco A Casa di Ida Rubinstein del 1988, la Russo segnerà un’ulteriore svolta nel suo percorso artistico, interpretando con estrema originalità tutta una serie di arie e romanze italiane composte da Bellini, Donizetti e Verdi.
Ancora, il 1994 vede l’artista intraprendere collaborazioni con scrittori e poeti per darsi al canto-cabaret, mentre trae nuova ispirazione da alcuni testi sacri della cristianità più antica, soprattutto le opere di San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila.