La leggendaria fotografa scomparsa a soli 23 anni è protagonista dell’intensa rassegna al Moderna Museet di Stoccolma. Un tributo a una carriera fulminante.
Ha inaugurato ufficialmente ieri, sabato 5 settembre, l’imperdibile retrospettiva dedicata dal Moderna Museet, nella sua sede di Stoccolma, a una delle fotografe più iconiche del secolo scorso. Fino al 6 dicembre, On Being an Angel raccoglierà un centinaio di scatti realizzati da Francesca Woodman nel corso della sua breve, ma indelebile, esistenza.
Morta suicida nel 1981, a soli 23 anni, l’artista statunitense ha lasciato un segno profondo nella storia della fotografia novecentesca, fungendo poi da modello per le generazioni più recenti.
Amante di atmosfere al limite dell’onirico e di un altrettanto rarefatto bianco e nero, la Woodman ha eletto il corpo – proprio e altrui – a soggetto cardine degli scatti che meglio sintetizzano il suo stile. Ambienti in abbandono, resi ancora più surreali dal sapiente uso di specchi e riflessi, rappresentano lo sfondo ideale per soggetti diafani ma sensuali, tra cui si riconosce la stessa autrice degli scatti.
Avvicinatasi alla pratica fotografica durante l’adolescenza, Francesca Woodman completò i suoi studi a Providence per poi spostarsi in Italia alla fine degli anni Settanta e fare successivamente ritorno negli Stati Uniti, a New York.
La mostra svedese, curata da Anna Tellgren, ripercorre la fulminea carriera della Woodman, seguendone gli spostamenti e i temi chiave, calati nel contesto dell’epoca grazie a un allestimento che li accosta ad alcuni capolavori custoditi dal museo.
Oltre alle numerose opere in piccolo formato, realizzate con il processo di stampa in gelatina d’argento, l’esposizione propone anche un’interessante serie di diazotipie in grandi dimensioni. La speciale tecnica di stampa, basata sull’uso di composti sensibili alla luce, ha introdotto il colore nella produzione della Woodman, dando vita a un eccezionale corpus di opere giocate su stranianti incontri cromatici.