Speciale Halloween: il lato oscuro dell’arte 30 Ottobre 2015
Se la convinzione generale è che l'arte abbia da sempre perseguito il Bello, in realtà spesso e volentieri committenti e pittori si sono concessi qualche “incursione” nel lato oscuro della vita. Tra streghe e vampiri, scheletri e fantomatiche figure, eccovi la nostra selezione di opere “macabre” per celebrare degnamente il giorno di Halloween. Con tutti quei riti e quelle espressioni popolari che - allo stesso modo dei capolavori proposti nella nostra photogallery - cercano di esorcizzare l'antica paura dell'uomo per le tenebre... e tutto ciò che di sconosciuto e terrificante si nasconde negli angoli più remoti di noi stessi.
Salvator Rosa, Streghe e incantesimi , 1646 In linea con la curiosità secentesca verso le atmosfere esoteriche, Salvator Rosa crea in questo dipinto un efficace affresco della stregoneria. Sullo sfondo di un paesaggio plumbeo e sinistro, un gruppo di streghe è intento a sillabare incantesimi e mescere pozioni dagli effetti imprevedibili. Figure mostruose e cadaveri appesi completano un quadro assolutamente adatto al macabro immaginario evocato dalla festa di Halloween.
Angelo Caroselli (1585-1652), La strega , olio su tavolaLe suggestioni barocche impregnano il dipinto dell’artista romano Angelo Caroselli. Il titolo dell’opera scioglie il mistero sull’identità della figura femminile rivolta verso chi guarda, quasi colta in flagrante durante la preparazione di un incantesimo. Il libro aperto su un lugubre teschio e gli oggetti disposti sul tavolo fanno pensare all’elaborazione di un sortilegio, mentre il ghigno della protagonista del dipinto accentua la sensazione di sottile inquietudine che pervade l’atmosfera del quadro. L’astuzia di Caroselli risiede proprio nella capacità di suggerire un senso di disagio pur calando il ritratto in un contesto apparentemente domestico e quotidiano.
Edvard Munch, Vampiro , 1895, olio su telaPittore dell’inquietudine per eccellenza, Edvard Munch ritrae la donna come una figura enigmatica, capace di ammaliare con un fascino al limite del demoniaco. Non a caso, il protagonista del dipinto è una figura femminile dall’innegabile attitudine vampiresca, ritratta nel gesto fatale di mordere il collo della sua vittima. L’uomo, stretto in un abbraccio mortale, sembra lasciarsi avviluppare dal potere della donna-vampiro, sapientemente evocato da Much attraverso la tentacolare cascata di capelli rossi che ricadono sul volto inerme del co-protagonista dell’opera.
James Ensor, Scheletro pittore , 1896Scheletri, spettri, demoni: sono questi i soggetti ritratti da James Ensor nel suo periodo pittorico che più si avvicina al simbolismo e al decadentismo, spianando la strada alla corrente espressionista. Tuttavia, l’artista belga trasformò semplici temi macabri in grottesche interpretazioni della società del suo tempo, immortalata in chiave satirica. Proprio come lo scheletro pittore protagonista del dipinto, colto nell’atto di dipingere una delle nature morte da cui è attorniato, sotto lo sguardo vacuo di altri scheletri con il cappello a cilindro. Un modo di guardare al presente che influenzerà in maniera indelebile lo stile delle avanguardie novecentesche.
Arnold Böcklin, L’isola dei morti , 1880-86, olio su telaRealizzato in numerose versioni (tra cui abbiamo scelto la terza, del 1883), il dipinto dell’artista svizzero Arnold Böcklin è passato alla storia per il grande successo riscosso all’inizio del Novecento, trovando in Freud, Dalì e D’Annunzio i suoi più grandi estimatori. Un’isola rocciosa domina la scena, catalizzando lo sguardo e lasciandolo poi vagare sugli altri particolari che, ad un’osservazione più attenta, emergono dallo sfondo: una barca a remi in avvicinamento all’isola, un personaggio a poppa che la conduce, e una figura bianca e misteriosa a prua, vicina ad una bara altrettanto candida. Dalle pareti rocciose sembrano emergere dei sepolcri, facendo pensare ad un cimitero sull’acqua. L’artista non rivelò mai il significato dell’opera, ma l’effetto onirico e desolante suggerito dal dipinto resta intatto attraverso i secoli.
Salvador Dalì, Volto formica , 1936, guazzo e inchiostro nero su cartaMistero, inquietudine, atmosfere oniriche sono gli ingredienti base del Surrealismo, la storica corrente novecentesca che ha trovato in Salvador Dalì uno dei suoi più fervidi interpreti. Con la nota di originalità tipica del suo stile, l’artista catalano è riuscito a instillare un concentrato di enigmaticità, disagio e malessere nei precisi tratti di inchiostro che compongono questo volto dall’espressione negata. Quasi avvolto in un claustrofobico sudario, il viso comunica ben più di quanto la voce, neutralizzata da un nugolo di formiche, potrebbe dire…