Un approccio all’arte giocoso e sperimentale univa il surrealista catalano al gruppo d’avanguardia nato nel secondo dopoguerra. Ce lo racconta la mostra che inaugura il 10 ottobre al Cobra Museum di Amstelveen, nei Paesi Bassi.
Nel 1946, un gruppo di artisti accomunati dal rifiuto per l’arte figurativa e dall’interesse per una pittura tendente all’astratto, al primitivo, al grottesco, si riunirono sotto il nome di CoBrA, temine che nasceva dall’unione delle iniziali delle città – Copenhagen, Bruxelles e Amsterdam – di cui erano originari i fondatori.
Ma le basi del collettivo furono gettate qualche tempo prima, quando il danese Asger Jorn e l’olandese Constant Nieuwenhuys si incontrarono a Parigi a una mostra di Joan Miró, trovandosi d’accordo sull’approccio all’arte giocoso e sperimentale del pittore di Barcellona.
Proponendosi di indagare i legami tra il surrealista catalano e il gruppo internazionale formatosi nel secondo dopoguerra, il Cobra Museum di Amstelveen, nei Paesi Bassi, ha organizzato la mostra Miró & CoBrA. The Joy of Experiment.
Dal 10 ottobre al 31 gennaio 2016, l’esposizione riunisce oltre 80 opere di Miró e 60 di artisti del movimento internazionale a cui il museo è dedicato, come Karel Appel, Asger Jorn, Constant e Pierre Alechinsky.
Grazie alla collaborazione con Successió Miró e la Fundació Pilar i Joan Miró, la mostra è la prima grande retrospettiva dedicata al surrealista nei Paesi Bassi, da quasi 60 anni, dall’esposizione allestita allo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1956.
Oltre a presentare un corpus consistente di opere – tra olii su tela, disegni su carta, sculture, assemblaggi, poesie illustrate e libri d’artista – la mostra offre visite guidate, workshop, un laboratorio per bambini, un concorso di disegno per le scuole e – imperdibile – una ricostruzione dettagliata dello studio di Miró, con più di 40 oggetti originali provenienti direttamente dal suo atelier.
[Immagine in apertura: Joan Miró, Femme et oiseaux II, 1969,
50 x 61 cm Successió Miró, Palma de Mallorca]