Dopo essere stato arrestato, incriminato e privato della libertà di lasciare il suo Paese, Ai Weiwei è potuto finalmente allontanare dalla Cina per la grande retrospettiva alla Royal Academy of Arts di Londra. In esposizione molti dei suoi lavori iconici, dal 1993 a oggi.
Lo scorso 19 settembre, la Royal Academy of Arts di Londra ha inaugurato la prima grande retrospettiva istituzionale dedicata in Inghilterra ad Ai Weiwei, segnando il ritorno dell’artista dissidente in terra britannica, dopo che il governo di Pechino l’aveva arrestato e incriminato nel 2011, privandolo quindi del passaporto – restituito solo lo scorso luglio – e della libertà di viaggiare e farsi portavoce della sue idee, non soltanto artistiche.
La mostra attualmente in corso nel museo londinese – sino al 13 dicembre – è stata concepita dall’artista a distanza, nel suo studio di Pechino, ma grazie alla collaborazione con i curatori e all’intenso lavoro in video call, le imponenti e intense opere dialogano perfettamente con le sale e la corte esterna del museo.
Dai lavori realizzati a partire dal 1993 – l’anno del suo rimpatrio in Cina, dopo aver vissuto per 12 anni a New York – alle opere di recente produzione, comprese le nuove installazioni ideate appositamente per gli spazi della Royal Academy, l’esposizione offre al pubblico una panoramica ampia sulla pratica artistica di Ai Weiwei, sulla forza comunicativa del suo lavoro e la sua capacità di sfidare le convenzioni, le ottusità e i valori della Cina odierna.
Nella mostra, rispondono all’appello molti dei lavori iconici dell’artista cinese: dai vasi della Dinastia Qing coperti di vernice, alle vecchie bici che si illuminano per diventare un lampadario; dall’installazione Straight 2008-12, composta da duecento tonnellate di assi di ferro, omaggio alle giovani vittime del terremoto di Sichuan del 2008, alla monumentale installazione Tree, che l’artista ha realizzato a partire dal 2009, assemblando pezzi di alberi provenienti dal sud del suo Paese natale.