Il legame ultracentenario tra discipline artistiche e linguaggio tecnologico è al centro di una grande mostra newyorkese, che ne ripercorre l’affascinante storia.
Le sperimentazioni creative del secolo scorso – e molte di quelle attuali – non avrebbero potuto esistere senza il fondamentale supporto della ricerca tecnologica. Dal prossimo 13 novembre, e fino al 17 aprile 2016, la New York Historical Society riporterà l’attenzione su un argomento quanto mai contemporaneo con la mostra Silicon City: Computer History Made in New York.
Dall’invenzione del telegrafo in poi, la storia tecnologica non ha mai perso il contatto con la cultura del suo tempo, instaurando una serie di legami dagli esiti fenomenali. Uno di questi è rappresentato dall’arte, utente e al tempo stesso fonte di ispirazione per lo sviluppo tecnologico fin dall’inizio del Novecento.
I risultati della collaborazione tra Robert Rauschenberg e Billy Cluver, ingegnere dei laboratori Bell Telephone, sono per esempio passati alla storia. Si deve a loro, infatti, la progettazione della celebre performance Open Score, del 1966.
Grazie alla tecnologia sonora e interattiva, il match di tennis tra l’artista Frank Stella e il professionista Mimi Kanarek si trasformò in un coinvolgente happening. A ogni battuta sulla racchetta, la pallina produceva infatti un suono profondo che, rimbombando, spegneva una dopo l’altra le luci dell’Armory, erodendo il confine tra arte e progresso tecnologico.