All'inizio dell'anno, la Digital Collection della grande biblioteca di New York si è arricchita di quasi 200mila nuovi documenti online.
In un mondo sempre più informatizzato, dove spesso e volentieri sono le macchine a parlare direttamente tra loro, gestione e analisi dei database sono ormai divenuti degli imperativi categorici – anche se molti, alla fine, non sanno cosa siano esattamente questi big data.
Grandi enti museali e archivistici sono ormai della partita, non soltanto per trarre informazioni utili alla propria gestione. Complice la popolarizzazione delle infografiche come strumento divulgativo, sta prendendo piede la tendenza ad applicare l’analisi statistica allo stesso patrimonio culturale, proprio mentre i documenti conoscono una seconda vita online, tramite la digitalizzazione delle collezioni.
Il 6 gennaio di questo nuovo anno, la New York Public Library ha compiuto un passo ulteriore in questa “corsa” a rendere quanto più materiale possibile open. Siamo di fronte al primo caso in cui migliaia di documenti digitalizzati – fotografie, romanzi, epistolari, spartiti e progetti architettonici – viene “rilasciato” in rete… senza essere abbandonato al proprio destino.
Perché l’ente bibliotecario newyorkese ha reso pubblici i documenti e contemporaneamente suggerito un loro possibile utilizzo. Anzi, più di uno.
Oltre ad aver svolto una sorta di lavoro editoriale sul patrimonio digitale, che quindi viene già presentato per “collezioni” tematiche, la NYPL ha reso pubbliche le proprie API (l’interfaccia di programmazione della stessa libreria digitale), ovvero dato un accesso privilegiato a sviluppatori e designer per lavorare direttamente sul database, struttura compresa.
In che modo? Virtualmente, non esistono limiti alle possibilità di studio ed elaborazione dei dati, soprattutto quando se ne favorisce un utilizzo creativo.
Non a caso, l’ente sta organizzando un programma di Remix Residency. Giornalisti e information designer, storici e ricercatori, sviluppatori e artisti possono ora candidarsi con un progetto da sviluppare presso la Library, utilizzando proprio lo sterminato database online e la parte di pubblico dominio in particolare. Alcuni esempi di “riuso creativo” sono stati già pubblicati dalla stessa NYPL, a scopo dimostrativo.
[Immagine in apertura: una fotografia scattata da Berenice Abbott a Manhattan – New York nel 1935, parte dei documenti di pubblico dominio presenti nella Digital Collection della New York Public Library]