La video-artista campana Matilde De Feo ha ripreso i protagonisti delle storie d'amore e le parole delle loro stesse lettere, in un'opera capace di sommare la bruciante concretezza del sentimento a quel volo di fantasia che, in fondo, ci permette di avvicinarci gli uni agli altri.
Dopo il successo di novembre a Milano, proiettato presso lo Spazio Oberdan nel corso del FilmMakerFest, giunge finalmente anche per Napoli l’occasione di apprezzare Letter from an imaginary man, il documentario della video-artista partenopea Matilde De Feo.
In seguito a un episodio privato occorso alla stessa autrice, il progetto ha inizio nel 2012: da allora, la regista cerca e filma persone disposte a leggere le proprie lettere e raccontare la storia da cui nascono.
C’è Mandarino, che le lettere d’amore le scrive per lavoro, nel suo furgone colorato su una strada provinciale del casertano; c’è il marito che ritrova una lettera, nascosta in una bambola, solo dopo la morte della moglie; c’è la prigionia politica di un’attrice cinese, raccontata nella sua corrispondenza con l’intellettuale italiano amato a cavallo tra gli anni Settanta e il decennio seguente.
C’è, nel film della De Feo, un’idea di amore trasversale e onnicomprensiva: un sentimento colto nella sua parte universale, di motore e promotore dell’incontro con l’altro; su cui fantastichiamo, che immaginiamo prima ancora di conoscere davvero. Perché, come dice giustamente l’autrice, “Per amare abbiamo bisogno di oscillare tra realtà e fantasia”.
Spaziando al di fuori di noi, del nostro caso particolare, esattamente come fa il film in programma questa sera a Napoli, presso il Cinema Astra.