La Capitale ospita una rassegna intitolata ai grandi maestri della creatività novecentesca, accomunati da affinità "elettive", capaci di superare il limite del tempo e dello stile.
È un percorso originale quello che compone Affinità elettive. Da de Chirico a Burri, la rassegna ospitata fino al 13 marzo 2016 dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Disegnata attorno al prezioso patrimonio di due importanti collezioni italiane, la mostra crea un dialogo efficace tra una serie di capolavori realizzati dagli anni Venti agli anni Sessanta del secolo scorso.
Quaranta opere appartenenti alla collezione parmense della Fondazione Magnani Rocca entrano in contatto con altrettanti lavori custoditi dalla collezione capitolina della Galleria d’Arte Moderna. Il fil rouge che li unisce è l’inaspettata rete di affinità elettive generate dallo loro vicinanza, al di là di criteri cronologici e dettami stilistici.
Nata con l’intento di promuovere l’incredibile valore di due collezioni di per sé affini, l’esposizione riunisce e accosta opere realizzate a cavallo tra le due guerre, sullo sfondo di vicende note a tutti gli artisti presenti in mostra, seppur in maniere differenti. Per esempio, il capolavoro di Giorgio de Chirico, L’enigma della partenza, conservato nella collezione Magnani, è associato ad alcune opere capitoline ispirate alla poetica metafisica, mentre le nature morte di Morandi e de Pisis dialogano con le parallele ricerche sugli oggetti condotte da artisti loro coetanei.
I rimandi sono molteplici e si susseguono, coinvolgendo i grandi nomi del Novecento come Marino Marini, Giacomo Manzù, Toti Scialoja, Gino Severini e Alberto Savinio. La rassegna è completata da un nucleo di lavori provenienti dal museo Macro di Roma e dalla Casa Museo Alberto Moravia e si conclude con una raccolta di opere grafiche dedicata alle acqueforti di Giorgio Morandi.
[Immagine in apertura: Benedetta Cappa Marinetti, Velocità di motoscafo (1922) – Roma, Galleria d’Arte Moderna © Roma Capitale]