Il lungo viaggio di Steve McCurry. A Pordenone

27 Febbraio 2016

Steve McCurry - Un giovane monaco corre lungo un muro sopra i suoi compagni. Shaolin Monastery, Hunan Province, China; 2004

Il titolo della nuova rassegna dedicata a Steve McCurry è quanto mai azzeccato. Senza Confini, allestita negli spazi della galleria Harry Bertoia, a Pordenone, fino al 12 giugno, offre un vero e proprio viaggio fra le tappe di una carriera fotografica unica nel suo genere.

Un centinaio di scatti, selezionati dal poderoso archivio appartenente a McCurry, propongono una panoramica su una carriera incessante, costruita lungo quarant’anni di attività. Consacrato alla fama internazionale grazie all’ormai leggendario ritratto di Sharbat Gula, la bambina afgana immortalata nel 1984, McCurry ha saputo abbattere ogni tipo di confine, affermandosi come uno dei fotografi più intrepidi.

È proprio l’Afghanistan uno dei soggetti più delicati e complessi fra quelli ritratti dall’artista, deciso a dare visibilità a un Paese dagli equilibri fragili eppure essenziali per l’assetto politico mondiale negli anni Settanta. Lo stesso atteggiamento libero e aperto si riscontra anche nei modi di ritrarre l’umanità, polverizzando qualsiasi limite etnico o sociale.

Mescolando tempi e luoghi, l’esposizione friulana regala allo spettatore la possibilità di muoversi liberamente attraverso la straordinaria carriera di McCurry e i luoghi da lui documentati per mezzo dell’obiettivo. Dall’Africa al Giappone fino alla Birmania, c’è anche spazio per le cinquanta icone più amate dal fotografo e commentate in prima persona nel catalogo della rassegna.