Incarnano "soluzioni architettoniche e costruttive eccezionali per rispondere alle sfide della società del Novecento": con questa motivazione ufficiale, una serie di opere scelte di Le Corbusier guadagna l'iscrizione nella World Heritage List. Un riconoscimento che arriva dove altri due tentativi avevano fallito.
Da l’Unité d’habitation de Marseille – la cosidetta Cité Radieuse – al Complexe du Capitole di Chandigarh, in India; dal National Museum of Western Art di Tokyo a Casa Curutchet a La Plata, Argentina: sono questi alcuni dei 17 interventi dell’architetto franco-svizzero Le Corbusier iscritti nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
L’organismo dell’ONU che tutela e diffonde scienza, educazione e cultura ha così ritenuto degne dell’inserimento nella prestigiosa lista una serie di opere che Charles-Edouard Jeanneret-Gris – questo il nome di battesimo del progettista, che nel saggio del 1923 Vers une architecture formulò i celebri “cinque punti dell’architettura moderna” – realizzò nel corso di un cinquantennio, in tutto il mondo.
Belgio, Svizzera, Germania, Francia, Argentina, India e Giappone sono dunque i sette Paesi che da oggi accrescono la propria dotazione di siti UNESCO, grazie a testimonianze architettoniche in grado di qualificarsi come assolute novità sul fronte della progettazione, oltre che come diretti antesignani di quella tendenza, ormai consolidata nel panorama contemporaneo, che ha reso l’architetto una figura pienamente transnazionale.
Attraverso questi edifici, come indica la motivazione ufficiale, Le Corbusier “ha apportato un contributo fondamentale al Movimento Moderno, una corrente che tra il 1910 e il 1960 diede il via a un dibattito globale sulla funzione dell’architettura, creò un nuovo linguaggio architettonico e sviluppò le tecniche di costruzione cercando di rispondere alle esigenze della società moderna.” La sua opera dunque “rappresenta un approccio innovativo in termini di spazi e progettazione che ha esercitato grande influsso sull’edilizia in molte parti del mondo“.
In passato i due tentativi intrapresi dalla Francia e da altri paesi di iscrivere le opere dell’architetto, urbanista, pittore e teorico della disciplina – ancora oggi figura di assoluta ispirazione e modello per migliaia di professioni nei cinque continenti – non erano andati a buon fine: pur non avendo mai sottovalutato “il valore universale eccezionale dell’opera di Le Corbusier“, l’UNESCO si era fin qui espresso con un’opinione negativa, invitando a perfezionare il dossier di candidatura. Una scelta cambiata nel corso dello scorso fine settimana, quando ad Istanbul la 40esima sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite ha dato il via libera a questa e altre 20 iscrizioni, con una notevole prevalenza di siti a interesse archeologico e naturalistico.