La capitale francese ricorda uno dei movimenti alla base della controcultura contemporanea attraverso una grande mostra, allestita fino al 3 ottobre nelle sale del Centre Pompidou.
È stata davvero una svolta epocale, quella impressa dalla cosiddetta Beat Generation alla cultura del Novecento. Movimento artistico e letterario, la corrente innescata da William Burroughs, Allen Ginsberg e Jack Kerouac nella New York degli anni Quaranta ha saputo muoversi velocemente, raggiungendo prima la West Coast statunitense e poi l’Europa.
Beat Generation, la mostra ospitata dal prestigioso Centre Pompidou parigino, ripercorre le tappe di un movimento destinato a influenzare lo sviluppo controculturale dei decenni successivi. Caratterizzato da un’anima profondamente letteraria – complice l’attitudine dei suoi fondatori – la corrente Beat ha coinvolto nel suo sviluppo anche altri settori della creatività, come le sperimentazioni visive e sonore.
Da New York a San Francisco fino alla parentesi bohemienne parigina vissuta da William Burroughs, Gregory Corso, Allen Ginsberg (nella foto in apertura), Peter Orlovsky, Brion Gysin, e altri ospiti del Beat Hotel, al numero 9 di rue Gît-Le-Cœur, a cavallo degli anni Sessanta, la mostra della Ville Lumière raccoglie le tracce lasciate dagli esponenti di una generazione ritenuta scandalosa per la sua volontà di rompere gli schemi, dando vita a inediti risultati creativi.
Oltre ai celebri protagonisti della scena artistica californiana, come Wallace Berman, Bruce Conner e George Herms, l’esposizione accende i riflettori sulla Black American poetry di LeRoi Jones e Bob Kaufman e sulla fotografia di Ginsberg, Burroughs, Robert Frank, Fred McDarrah e John Cohen, senza dimenticare la cinematografia di Christopher MacLaine, Bruce Baillie e Stan Brakhage. Il tutto, ricorrendo a un volontario uso di strumenti tecnologici basilari, in linea con l’estetica essenziale della Beat Generation.
[Immagine in apertura: Carl Solomon, Patti Smith, Allen Ginsberg e William S. Burroughs al Gotham Book Mart di New York, 1977. Fonte: Marcelo Noah – Flickr]