Il suo nome è Domon Ken e la sua carriera dietro l’obiettivo ha scritto un importante capitolo della storia del fotogiornalismo novecentesco, superando presto i confini del Paese del Sol Levante. Ora Roma lo celebra con una grande mostra.
Il titolo della mostra allestita fino al 18 settembre presso il Museo dell’Ara Pacis di Roma la dice lunga, sui contenuti stessi dell’esposizione: Domon Ken è a buon diritto definito Il maestro del realismo giapponese, in una mostra che porta nella Capitale colui che più ha contribuito a rendere il fotogiornalismo nipponico famoso in tutto il mondo.
Circa 150 scatti, realizzati da Domon Ken fra gli anni Venti e gli anni Settanta, raccontano il lungo percorso di ricerca verso il realismo sociale compiuto dall’autore scomparso nel 1990. Vero e proprio enfant prodige della fotografia, il giovane Domon Ken seppe imporsi sui suoi maestri pubblicando un incredibile reportage sulla rivista Life, che segnò l’inizio della scalata al successo.
Le opere di Domon Ken descrivono senza alcun timore la società giapponese del suo tempo e gli eventi che la videro protagonista. Nonostante l’avanzata di un’inguaribile malattia degenerativa, il fotografo non abbandonò mai l’obiettivo continuando a immortalare il contesto in cui egli si trovava a vivere.
Dalla fotografia di propaganda, praticata prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, passando a una fotografia più strettamente sociale – che trova nella serie dedicata all’infanzia uno dei suoi apici – la rassegna percorre la produzione di Domon Ken. Senza dimenticare un’opera chiave della sua carriera, intitolata alla tragedia di Hiroshima, che l’autore testimoniò rispondendo a una chiamata e a un dovere umanitari.
[Immagine in apertura: Domon Ken, Bambini che fanno roteare gli ombrelli, Ogochimura, 1937]