Tra i più grandi fotografi italiani, Luigi Ghirri è stato un attento osservatore del paesaggio italiano. Di cui è riuscito a cogliere angoli e atmosfere poetiche, senza mai discostarsi dalla realtà quotidiana. Raccontata ora in una mostra a Bergamo.
Per la prima volta a Bergamo, all’interno del Complesso Monumentale di Astino, 40 fotografie – spesso appartenenti alla tiratura originale o costituite da stampe a contatto, utilizzate come prove – evidenziano il rilevante percorso artistico di Luigi Ghirri; sia all’interno della sua disciplina creativa (la fotografia, naturalmente) sia rispetto alle ricerche estetiche italiane che il fotografo ha fatto proprie, portandole nella camera oscura.
Luigi Ghirri. Pensiero Paesaggio, eccezionalmente prorogata fino al 31 agosto, è una mostra curata da Corrado Benigni e Mauro Zanchi con l’obiettivo di approfondire in particolare il peculiare utilizzo del colore da parte dell’autore emiliano, oltre al suo particolarissimo modo di intendere il processo creativo.
Ghirri realizzava infatti “sequenze” di immagini, attribuendo alla fotografia il tempo del racconto, del work in progress senza soluzione di continuità: egli guardava il mondo attraverso l’obiettivo e, proprio come la realtà che osservava, non si poneva limiti.
Ecco così che il paesaggio – il tema portante della ricerca di Luigi Ghirri – non è tanto un sito identificato con topografica certezza: è il luogo delle memorie e delle fantasie; delle nebbie che confondono gli elementi contro l’orizzonte, come degli oggetti di uso quotidiano sparsi in quegli interni domestici dove anche lo spettatore si sente “a casa”. Perché, invece di panorami mozzafiato e scorsi vertiginosi, dello spazio Luigi Ghirri cercava la dimensione più intima e umana.