I tesori archeologici di Ebla, Nimrud e Palmira, distrutti dalla furia iconoclasta del fondamentalismo religioso, rinascono oggi a Roma, in una mostra al Colosseo patrocinata dall'UNESCO.
Il Toro di Nimrud, la Sala dell’Archivio di Stato di Ebla, il soffitto del Tempio di Bel a Palmira: sono tre opere e altrettante icone di un dramma tuttora in corso in Siria. Area dalla storia millenaria, in preda a una guerra che ha avuto inizio ormai nel 2011 e che, in tempi ancora più recenti, ha visto aggiungersi al dramma umano e sociale del conflitto civile la furia iconoclasta dei fondamentalisti autoproclamatisi a capo del cosiddetto Stato Islamico (ISIS).
Proprio questi emblemi della nascita stessa delle prime forme di civiltà, tra Mediterraneo e Medio Oriente, sono state presi di mira per il loro forte valore simbolico: per tutto ciò che rappresentano e che gli jihadisti vogliono letteralmente cancellare, anche dalla memoria collettiva.
A riconoscere l’importanza di queste testimonianze della storia e dell’arte, fortunatamente, non sono soltanto i loro carnefici. Se non è possibile salvare questi manufatti, ormai caduti nelle mani degli spietati guerriglieri e irrimediabilmente danneggiati, se non distrutti, un eccezionale lavoro di ricostruzione in scala 1:1 è stato lo stesso condotto utilizzando le più moderne tecnologie (modelli e tecniche di costruzione digitale, stampante 3D, utilizzo di sofisticati materiali) da tre aziende italiane, portando alla realizzazione di una mostra grazie all’impegno congiunto dell’Associazione Incontro di Civiltà – guidata da Francesco Rutelli – e di un Comitato Scientifico presieduto dall’archeologo Paolo Matthiae.
Dal prossimo 7 ottobre e fino all’11 dicembre, un’altra location di inestimabile valore storico – il secondo anello del Colosseo, il monumento più visitato d’Italia – ospiterà la mostra Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud, Palmira, che ha già ricevuto il Patrocinio dell’UNESCO e verrà inaugurata il 6 ottobre dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L’iniziativa, ideata e curata da Francesco Rutelli (già Ministro dei Beni Culturali e Sindaco di Roma) e Paolo Matthiae (l’archeologo che ha portato alla luce la civiltà di Ebla), oltre al sostegno della già citata Associazione e quello della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, è promossa e realizzata dalla Soprintendenza Speciale per Il Colosseo e l’Area archeologica centrale di Roma, con Electa. Anche Sky Arte HD è partner della mostra, anzi curerà un documentario internazionale per presentare questo progetto.
A spiegare l’intento civile, sociale dell’esposizione, alla cui base ci sono mesi di lavoro scientifico e tecnico, condotto scrupolosamente pur se lontani dai riflettori, è stato Francesco Rutelli, tra i massimi promotori dell’iniziativa: “La mostra “Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud, Palmira” segna un passaggio importante della nostra Campagna per contrastare le deliberate mutilazioni e cancellazioni del Patrimonio Culturale compiute negli ultimi anni. Non ci occupiamo “delle pietre”, dimenticando le tragedie che hanno colpito e colpiscono le persone. Al contrario. Non vogliamo che il brutale ritorno dell’Iconoclastia in questo XXI Secolo sia considerato un problema marginale: esso coinvolge i fondamenti della nostra civiltà comune, le persone che vengono espropriate della loro identità e, dunque, noi tutti”.