È scomparso a 93 anni uno dei maestri della fotografia internazionale. Membro per lungo tempo dell’agenzia Magnum, l’autore di origini francesi ha saputo immortalare la componente umana della Storia.
Si è spento dopo una ostinata malattia il novantatreenne Marc Riboud. Viaggiatore instancabile, il fotografo francese classe 1923 ha guadagnato la fama mondiale grazie a uno stile unico, nato dalla commistione tra un efficace sguardo rivolto alla storia contemporanea e una profonda sensibilità estetica e concettuale.
L’incontro con Henri Cartier-Bresson fu determinante per la sua carriera, schiudendogli le porte della prestigiosa agenzia Magnum, di cui fu membro fino al 1979. Interprete di un fotogiornalismo non canonico, Riboud scelse di ritrarre i grandi avvenimenti del suo tempo puntando l’obiettivo sul lato umano e lirico di qualsiasi circostanza, anche la più atroce.
Dal Vietnam alla Cina fino all’Asia e all’Africa, Riboud è stato testimone di numerosi conflitti che hanno segnato il Novecento, eppure due dei suoi scatti più celebri confermano un approccio alla Storia basato su una grande lucidità e un’inossidabile poesia. Il pittore della Tour Eiffel, che diede il via alla sua carriera, e Fille à la fleur, scattata a Washington il 21 ottobre 1967, durante la marcia pacifista davanti al Pentagono, restano due capolavori indiscussi di un fotogiornalismo interessato alle complesse sfumature dell’esistenza.