25 Ottobre 2016
Con oltre 70 opere, più della metà eseguite da Rubens, la nuova mostra dell'autunno espositivo milanese fa luce sulla speciale relazione che l'artista instaurò con l'Italia. Paese che, attraverso la sua permanenza durato 8 anni, recepì e fece propri i primi segnali del Barocco.
Riflettori puntati su Pieter Paul Rubens a Milano dove, dal 26 ottobre al 26 febbraio 2017, Palazzo Reale ospita un grande evento espositivo incentrato sull’opera dell’artista originario di Siegen.
Con la mostra Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco – curata da Anna Lo Bianco – l’istituzione milanese intende sollecitare i visitatori sullo speciale legame del pittore con l’Italia. Nel percorso espositivo, progettato dall’architetto Corrado Anselmi, convergono più di 70 opere; oltre metà tra queste sono state eseguite da Rubens e provengono da prestigiosi musei internazionali, tra cui il Prado di Madrid, l’Hermitage di San Pietroburgo, la Gemäldegalerie di Berlino. Ulteriori prestiti sono stati concessi dalle collezioni italiane, come la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, i Musei Capitolini, la Galleria Borghese, la Galleria degli Uffizi e la Galleria Palatina di Firenze, il Museo di Palazzo Ducale di Mantova, la Galleria di Palazzo Spinola di Genova, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Conosciuto soprattutto con la definizione di “pittore fiammingo”, Rubens trascorse nel Bel Paese un soggiorno di 8 anni. Dal 1600 al 1608, ebbe l’opportunità di conoscere dall’interno la scena artistica locale, nei confronti della quale sviluppò un rapporto sinergico: la sua pittura risentì profondamente della permanenza italiana, così come l’Italia fece propri i segnali embrionali del Barocco, che l’artista contribuì a diffondere attraverso la sua presenza. La frequentazione di Roma, Genova, Mantova e Venezia e il rinnovamento del suo stile pittorico hanno condotto lo storico dell’arte Bernard Berenson a definirlo “un pittore italiano”.
La mostra, dunque, si propone un duplice scopo. Punta a testimoniare la forza dei rapporti tra Rubens e l’arte antica, alla quale ebbe modo di avvicinarsi in Italia – con particolare riguardo per la statuaria classica – oltre che il suo profondo interesse per i maestri del Rinascimento come Tintoretto e Correggio. Dall’altra parte, intende dare evidenza all’influenza da lui esercitata sui grandi interpreti della stagione del Barocco italiano, da Pietro da Cortona a Bernini, da Lanfranco a Luca Giordano.
“Mi piacerebbe che l’incontro con Rubens lasciasse una traccia della sua natura radiosa, del profondo amore per l’arte e per la vita che lo contraddistingue”, ha dichiarato la curatrice Lo Bianco, che in questa occasione si è avvalsa di un comitato scientifico internazionale composto da Eloisa Dodero, David Jaffé, Johann Kraeftner, Cecilia Paolini e Alejandro Vergara.
[Immagine in apertura: Pietro Paolo Rubens, La scoperta di Erittonio fanciullo, 1615 – 1616. Olio su Tela, 243,5 x 345,5 cm, Vienna, Palazzo Liechtenstein – The Princely Collections]