Macchinari fumanti, lavoratori operosi, scaffalature che si susseguono infinite e ciminiere allineate: l'India fotografata da Dayanita Singh è ben diversa da quella normalmente proposta nei reportage sulle riviste internazionali. Si può scoprirla in mostra al MAST di Bologna, fino all'8 gennaio.
Anche l’India vanta ormai fotografi di fama internazionale; è il caso di Dayanita Singh, autrice i cui scatti sono facilmente riconoscibili grazie allo sviluppo di una poetica molto personale. Dopo aver partecipato a due edizioni consecutive della Biennale di Venezia – nel 2011 e nel 2013 – la fotografa di Delhi è ora al centro di un’esposizione al MAST di Bologna.
In mostra, gli spettatori potranno scoprire una visione dell’India decisamente diversa dallo stile più classico del reportage – generalmente commissionato da testate occidentali, quindi con una forte ottica “colonialista.
Pur mantenendo fede al proposito di documentare l’evoluzione e la storia contemporanea del proprio Paese, Dayanita Singh ha concepito un sistema di narrazione alternativo, ricorrendo addirittura a una forma espositiva propria: ha concepito dei “musei” nei musei che ospitano i suoi scatti, montandoli infatti su arredi in legno quali paraventi e tavoli. L’allestimento modulabile che ne nasce può essere riorganizzato all’occorrenza, di fatto dando vita di volta in volta a storie e connessioni nuove tra le singole immagini.
La mostra allestita nella Photo Gallery della Fondazione MAST – visitabile fino all’8 gennaio, curata da Urs Stahel – prende il nome dal Museum of Machines, la serie di scatti recentemente acquisiti proprio dall’istituzione bolognese.
L’esposizione propone poi altre serie – Museum of Industrial Kitchen, Office Museum, Museum of Printing Machines, Museum of Men e File Museum – per un totale di circa 300 fotografie esposte. Ad accomunare il corpus di immagini, l’intenzione di descrivere il mondo della produzione e chi vi opera: macchinari e processi industriali, luoghi e persone compongono un labirintico affresco dell’India che lavora, dandoci l’opportunità di approfondire a tal punto un simile scenario da sentire “di trovarci di fronte a una personalità, a un carattere individuale“, come ha notato il critico e scrittore Aveek Sen.
[Immagine in apertura: Blue Book 9, 2008 © Dayanita Singh]