Ai Weiwei, i migranti e una lavanderia

14 Novembre 2016


Prosegue la riflessione di Ai Weiwei sul tema dei migranti, proposta anche in Italia attraverso i 22 gommoni collocati sulla facciata di Palazzo Strozzi, a Firenze, nell’installazione Reframe. Dopo i giubbotti salvagente di Berlino e Vienna e l’intervento nel capoluogo toscano, sono gli spazi della galleria d’arte contemporanea Deitch Projects di New York ad accogliere, fino al 23 dicembre prossimo, il nuovo progetto dell’artista cinese sul medesimo argomento.

Con Laundromat, inaugurata nei giorni scorsi, Ai Weiwei ha scelto di esporre alcuni effetti personali recuperati nel campo di Idomeni, nel nord della Grecia. Abiti, scarpe, fotografie abbandonati dai migranti, costretti a lasciare l’area in seguito all’improvviso smantellamento, confluiscono in questo progetto espositivo, dopo essere stati raccolti, lavati e catalogati dall’artista.

L’installazione presenta anche una carta da parati che, attraverso una successione di fotografie, intende restituire il processo creativo di Ai Weiwei, esplicitato anche da questa sua dichiarazione: “Ho iniziato scattando molte fotografie, cercando di documentare quello che vedevo. La cruda realtà può aiutarci a riflettere sulle condizioni in cui queste persone vivono. Delle condizioni che molte persone si rifiutano di vedere: ignorando oppure distorcendo la realtà, quando i rifugiati sono stati costretti ad evacuare i campi a Idomeni, molte delle loro cose sono rimaste lì. Poi sono arrivati dei camion pronti a caricare quella roba e portarla alla discarica. Così ho chiesto se potevamo comprarla o prenderla per evitare che venisse distrutta“.