Sergei Polunin, il “cattivo ragazzo” della danza classica

7 Novembre 2016


Di origine ucraina, divenuto primo ballerino del Royal Ballet a soli 19 anni – il più giovane nella storia: Sergei Polunin è uno dei danzatori classici più talentuosi dell’epoca contemporanea. Ma è anche divenuto presto il “bad boy” del balletto, tra intemperanze in scena e soprattutto giù dal palco, fino alla decisione – nel 2012, all’apice del suo successo mondiale – di abbandonare il corpo di ballo inglese senza quasi preavviso.

Quella di Sergei è una storia romantica e tormentata, che racconta di infiniti sacrifici consumati sin dalla più tenera età nel nome di un sogno impossibile. Un’ambizione che, una volta realizzata, sembra non riuscire comunque a soddisfare chi le ha dedicato i migliori anni della propria vita.
Quella di Sergei, però, è anche la storia di un talento straordinario che, nonostante tutto, desidera soltanto esprimersi e trovare la propria strada al di là dell’opportunità di “fare carriera” a scapito della pura creatività.

dancer sergei polunin 2

Uscito ufficialmente lo scorso settembre, Dancer offre un inedito sguardo nella vita di un personaggio tanto complesso quanto carismatico, che ha saputo sdoganare l’immagine del balletto grazie a un unico, potentissimo video virale, diretto da David LaChapelle, che vede Sergei Polunin danzare sulle note di Take Me to Church, brano di Hozier. Fondendo passi impeccabili a un’espressività quasi selvaggia, tanto è genuina.

Sempre David LaChapelle figura tra coloro che hanno contribuito alla realizzazione del film, diretto da Steven Cantor e prodotto da Gaby Tana. La presenza del controverso fotografo e artista sul set del biopic si può spiegare con le parole dello stesso Sergei Polunin, che ha confessato come il video di LaChapelle fosse in origine l’ultimo passo di danza che avrebbe eseguito; proposito fortunatamente smentito grazie proprio all’incontro con l’artista visivo, che ha fornito a Polunin nuova ispirazione: “Durante la realizzazione di quella clip, ho capito che volevo continuare a ballare“.