La passione per l'osservazione e la rappresentazione dei più anonimi paesaggi urbani, colti in tutto il mondo, è il fil rouge della mostra 'Giorgio Ortona. Nomi, cose e città', in corso al MACRO Testaccio di Roma.
Resterà aperta fino al 15 gennaio 2017, la mostra Giorgio Ortona. Nomi, cose e città, che raccoglie una collezione di lavori dell’artista nato a Tripoli per dare vita a “una sorta di vertiginoso censimento di quel visibile metropolitano che costituisce il suo territorio di caccia prediletto“.
Curata da Gabriele Simongini e ospitata negli ambienti espositivi del padiglione 9A, al MACRO Testaccio di Roma, la rassegna presenta una serie di grandi vedute urbane dedicate alle palazzine romane e ai cantieri, un tema particolarmente caro alla poetica di Ortona.
Nell’allestimento si susseguono inoltre opere di dimensioni diverse – dal formato cartolina a quello cinemascope – che tratteggiano un ideale giro del mondo e dell’Italia attraverso le immagini di edifici e cantieri di Napoli, Palermo, Il Cairo, Kiev, Nuova Delhi.
A unificarli, indipendentemente dalle latitudini, sembra essere il “trionfo di un anonimato quotidiano che rende protagonista solo la pittura“, dettagliato dal curatore nella forma di un “sublime quotidiano come fatto concreto, con una struttura e uno scheletro, perfino un ritmo.”
[Immagine in apertura: Giorgio Ortona, Aglio, olio e peperoncino, 2016, olio su tavola]