Nel 1991, Sebastião Salgado si recò in Kuwait per documentare la drammatica crisi che il Paese stava vivendo, con centinaia di pozzi petroliferi dati alle fiamme. Gli esiti di quel reportage sono oggi raccolti in una monografia, pubblicata da Taschen.
È un viaggio indietro nel tempo fino agli inizi degli anni Novanta, quello proposto dal libro fotografico Kuwait: A Desert on Fire, con oltre 100 immagini firmate Sebastião Salgado. Il deserto in fiamme evocato dal titolo riporta alla mente il dramma della Guerra del Golfo, accendendo in particolare i riflettori sul periodo intercorso tra gennaio e febbraio 1991.
In quella fase, mentre la coalizione guidata dagli Stati Uniti respingeva l’esercito iracheno dal Kuwait, le truppe di Saddam Hussein si scagliavano contro circa 700 pozzi petroliferi: una escalation che generò incendi divampanti, riempiendo l’aria di migliaia di tonnellate di protossido di azoto e anidride carbonica.
Rese note a livello mondiale dal New York Times Magazine nel giugno 1991, le fotografie che Salgado realizzò in quel territorio martoriato gli valsero l’Oskar Barnack Award della World Press Photo Foundation, un riconoscimento assegnato alle documentazione visive che indagano il rapporto tra uomo e ambiente.
Gli esiti di quel reportage confluiscono ora nella monografia edita da Taschen, che è anche un monito per non chiudere gli occhi dinanzi alle guerre in corso nel mondo e alle devastazioni a danno della Natura e, in ultima analisi, dell’uomo stesso.