Cecina ospita un’affascinante mostra dedicata all’astronomia e alla conquista dello spazio. Con una serie di rarità che uniscono scienza, letteratura e fantasia.
Offrirà una vera e propria immersione nello “spazio profondo”, la rassegna allestita presso la Fondazione Culturale Hermann Geiger di Cecina dal 3 dicembre al 19 febbraio 2017. Viaggio nel Cosmo accompagnerà il pubblico alla scoperta dell’Universo inteso come luogo reale e come frontiera del fantastico, fra strumenti scientifici antichi e moderni, mappe celesti, opere letterarie, artistiche e cinematografiche.
L’esposizione prenderà il via con una panoramica sulla storia astronomica, illustrando la scoperta dello spazio dal Cinquecento a fine Ottocento sia attraverso dispositivi scientifici d’eccezione – come le sfere armillari tolemaiche e copernicane e un telescopio newtoniano – sia grazie ad alcuni oggetti artistici, come una statua secentesca di Atlante e una tela ottocentesca raffigurante Archimede astronomo.
Una particolare sezione sarà dedicata al legame tra la scienza dell’Universo e le discipline creative, con una raccolta di libri, fumetti, affiche cinematografiche, giocattoli e opere di artisti contemporanei, come lo svizzero François Junod, specializzato nella costruzione di automi, e il livornese Stefano Pilato, che realizza le sue creazioni rigorosamente con materiale di riciclo.
Protagonisti anche reperti inestimabili, come un prezioso esemplare del romanzo De la Terre à la Lune di Jules Verne autografato da diciotto astronauti e il famoso telegramma di congratulazioni inviato da Krusciov a Gagarin nel 1961. Non mancheranno una selezione di meteoriti (il pezzo più antico risale al 1492) e macchinari che aiutano a leggere la struttura dell’Universo. A dominare la scena saranno il cosmogramma dell’Apollo 11 firmato da Armstrong, Aldrin e Collins, la tuta spaziale di Jean-Loup Chrétien –il primo uomo dell’Europa occidentale ad andare nello spazio –, lo Space Jockey –il pilota dell’astronave derelitta dei film Alien e Prometheus di H.R. Giger, nell’immagine in apertura – e un’edizione dell’Orlando Furioso del 1607.