Con 'Stackhouse' anche una grande firma dell'arte contemporanea come Anish Kapoor ha preso parte alla nuova edizione della kermesse 'Warming Huts: An Art + Architecture Completion on Ice', che annualmente arricchisce il contesto innevato della città canadese di Winnipeg con interventi d'autore.
Si rinnova, anche nel 2017, l’ormai tradizionale appuntamento con Warming Huts: An Art + Architecture Competition on Ice, manifestazione di risonanza internazionale ospitata nella città di Winnipeg, in Canada. La kermesse, promossa con il supporto della Manitoba Association of Architects, si tiene ogni anno ed è frutto di una open competition, alla quale possono prendere parte team di artisti o architetti, anche in formazione individuale, da tutto il mondo.
L’obiettivo è ideare delle installazioni temporanee – letteralmente “capanne riscaldate” – destinate a essere installare lungo il percorso pedonale Red River Mutual Trail di Winnipeg, una sorta di “arena all’aperto” per gli sport invernali. In seguito alla selezione portata a termine dalla giuria, composta da esperti del mondo delle arti e dell’architettura, i progettisti selezionati sono invitati in Canada per seguire il montaggio dei rispettivi interventi. Questa fase si svolge di fronte al pubblico, in modo tale che la gente possa osservare il work in progress.
L’edizione 2017 è stata contrassegnata dalla partecipazione, su invito, dello sculture e architetto Anish Kapoor. Celebre per le sue opere in tutto il mondo, tra cui il Cloud Gate al Millenium Park di Chicago, per l’occasione l’artista ha concepito Stackhouse, un’opera contraddistinta da una sinuosa cavità ricavata all’interno di un volume compatto.
Tra le circa 100 proposte pervenute quest’anno, con l’adesione di artisti anche dalla Cina, dall’Australia e dalla Svezia, ad aggiudicarsi la vittoria sono stati il team canadese formato da Lisa Tondino, Alexandra Bolen, Mathew Rodrigues e Drew Klassen, autore di Ice Lantern; una formazione statunitense che ha presentato il giocoso Greetings From Bubble Beach e gli olandesi di Joyce de Grauw e Paul van den Berg, con il provocatorio e trasparente intervento dal titolo Open Border.