Fino 18 giugno 2017, il Museo di Roma in Trastevere accoglie l'ampia retrospettiva su Vivian Maier. Tata di mestiere, fotografa per vocazione, nell'ultimo decennio è protagonista di una sensazionale opera di riscoperta.
Dopo la grande mostra del MAN di Nuoro, nel 2015 e la più recente Vivian Maier. Nelle sue mani, all’Arengario di Monza, la straordinaria produzione dell’ormai celebre “tata-fotografa” è pronta a conquistare anche la Capitale. Con Vivian Maier. Una fotografa ritrovata, infatti, il Museo di Roma in Trastevere accoglie un’ampia selezione dell’autrice statunitense rimasta a lungo sconosciuta e balzata agli onori della cronaca in seguito alla fortuita riscoperta di centinaia di suoi rullini.
Fino al 18 giugno 2017, il percorso espositivo curato da Anne Morin e Alessandra Mauro conduce negli spazi del museo capitolino un corpus di opere formato da 120 fotografie in bianco e nero, realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta, una selezione di immagini a colori risalenti agli anni Settanta e alcuni filmati in super 8. Questi ultimi costituiscono un’importante documentazione delle modalità di avvicinamento ai soggetti della sua indagine fotografa scelte da Maier. Vivian Maier. Una fotografa ritrovata riaccende dunque i riflettori sull’enignamatica e affascinante vicenda dell’artista.
Attratta dai piccoli dettagli, dalle scene di vita quotidiana, dalle imperfezioni colte per le strade di New York e Chicago – le città nelle quali trascorse la maggior parte della sua esistenza, al centro, proprio in quel periodo storico, di un notevole cambiamento a livello architettonico -, la fotografa si rivela miracolosamente in grado di comunicare con forza anche all’osservatore contemporaneo. Infatti, come ha osservato Marvin Heiferman: “Seppur scattate decenni or sono, le fotografie di Vivian Maier hanno molto da dire sul nostro presente. E in maniera profonda e inaspettata… Maier si dedicò alla fotografia anima e corpo, la praticò con disciplina e usò questo linguaggio per dare struttura e senso alla propria vita conservando però gelosamente le immagini che realizzava senza parlarne, condividerle o utilizzarle per comunicare con il prossimo. Proprio come Maier, noi oggi non stiamo semplicemente esplorando il nostro rapporto col produrre immagini ma, attraverso la fotografia, definiamo noi stessi”.
Alla mostra di Roma è associato il volume Vivian Maier. Fotografa, edito da Contrasto.