Unificate dal ricorso a superfici specchianti, le opere della prima monografica italiana dell'artista Daniele Bosso intercettano ed elaborano temi eterogenei: dalla memoria dell'infanzia all'intimità della maternità, fino alla rievocazione della dimensione urbana.
Prima personale italiana per Daniele Basso che, al Centro Culturale Mercato, Teatro dei Fluttuanti e Centro Culturale Cappuccini di Argenta, in provincia di Ferrara, presenta un’antologica dei suoi lavori, dal 2011 a oggi.
Aperta dal 23 aprile al 28 maggio 2017 e curata da Irene Finiguerra, Reflections si snoda attraverso una ventina di opere, tra sculture e lavori a parete tridimensionali. A unificarle il ricorso alle superfici specchianti, una preferenza materica divenuta identificativa dell’arte di Basso.
Il loro impiego va interpretato come un modo di dare un’impronta dinamica alle opere, amplificandone la complessità attraverso la moltiplicazione delle visioni. Oltre a opere connesse con temi universali seppure intimi, come la maternità o l’infanzia, in Reflections confluiscono anche le affascinanti visioni della serie Vertical Reflections.
In questa collezione, l’attenzione si sposta sulla dimensione urbana, con un’analisi che dai piccoli centri del Belpaese – come Pietrasanta – finisce per abbracciare contesti più convulsi e tentacolari, come Hong Kong o Miami. Blocchi in acciaio, feltro e legno, alcuni dei quali colorati con tinte sature, posti a parete, intendono evocare “in un’elegante sintesi” proprio i profili di queste città.
[Immagine in apertura: Daniele Basso, Il muro siamo Noi, 2010, acciaio lucidato a specchio, 210 x 250 x 110 cm]