Nel trentennale della morte dell’artista Ettore Innocente, tra le firme della Pop Art romana, la Galleria d'arte moderna e contemporanea 'A. Pizzinato' di Pordenone ospita una mostra che testimonia il distintivo contributo dell'Italia all'interno di questa corrente. Con circa 70 opere esposte, di venti diversi autori.
Merita di essere conosciuta in profondità, quell’inclinazione “a lavorare su stereotipi culturali, anziché soltanto su oggetti-merce e su immagini della comunicazione di massa, con una più spiccata manipolazione delle immagini” che ha contraddistinto l’esperienza degli artisti italiani nel campo della Pop Art. Un obiettivo cui cerca di rispondere, con una panoramica ampia che riunisce una ventina di interpreti di questa corrente, la nuova mostra ospitata alla Galleria d’arte moderna e contemporanea ‘A. Pizzinato’ di Pordenone.
Aperta fino all’8 ottobre, Il mito del Pop. Percorsi Italiani getta nuova luce sul distintivo approccio degli autori italiani, inquadrando la loro esperienza nel clima di fervore dovuto alla coeva crescita economica. Promossa e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pordenone, in sinergia con vari enti, istituzioni e partner, l’esposizione curata da Silvia Pegoraro offre l’opportunità di vedere riunite insieme circa 70 opere, alcune delle quali mai esposte prima.
Il percorso identifica in Roma e in Milano i due poli di riferimento della Pop Art italiana. Promotrice del rinnovamento del costume nazionale, in quella fase di boom la Capitale accoglieva incontri e dibattiti di livello internazionale, attirando anche artisti europei e americani. Oltre ai nomi di assoluto riferimento per la corrente Pop – da Mimmo Rotella a Franco Angeli; da Tano Festa a Mario Schifano – il fermento culturale fece da sfondo all’affermazione e alla crescita di figure come Cesare Tacchi, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Ettore Innocente e Mario Ceroli, noto per le sculture in legno grezzo raffiguranti scene e oggetti quotidiani.
Dalle gallerie capitoline La Tartaruga di Plinio de Martiis e La Salita di Gian Tomaso Liverani il dibattito si estese anche a Milano, dove lo Studio Marconi accolse nel 1965 una collettiva con opere di Schifano, Valerio Adami, Emilio Tadini e Lucio Del Pezzo.
“Il gusto tutto europeo e italiano, prima ancora che nei riferimenti alla tradizione artistica – ha illustrato la curatrice – si manifesta in tutti questi artisti nella forte istanza di intervento artigianale/manuale, lontana dalle tecniche prettamente industriali utilizzate dalla Pop americana. Una originalità che le opere in mostra confermano.
Evidenziando che, fondamentale nel confronto, è soprattutto l’inclinazione degli italiani a lavorare su stereotipi culturali, anziché soltanto su oggetti-merce e su immagini della comunicazione di massa, con una più spiccata manipolazione delle immagini”.
Nel percorso espositivo de Il mito del Pop. Percorsi Italiani è inoltre incluso un omaggio all’artista Ettore Innocente, di cui ricorre il trentennale della scomparsa. Tra i più interessanti e originali artisti della Pop Art di matrice romana, era fortemente legato alla realtà dal territorio pordenonese, con il quale mantenne assidui rapporti.
[Immagine in apertura: Giosetta Fioroni, Donna con cappello in un paesaggio geometrico, 1966]