Roberto Bolle e Svetlana Zakharova calcheranno il palco del Teatro alla Scala per il debutto e altre tre serate della nuova coreografia di Mauro Bigonzetti. Coppia acclamata in titoli classici e romantici, mai prima d’ora è stata impegnata in un progetto di stampo più moderno.
Evocato dalle Suites di Händel, il fascino e la fantasia del mondo barocco stanno per rivivere al Teatro alla Scala di Milano, grazie alla nuova produzione firmata dal coreografo Mauro Bigonzetti. In prima assoluta sarà presentata dal 20 maggio al 1 giugno, con alcune serate (il 21, 23 e 24 maggio) nelle quali saranno protagonisti le étoiles Roberto Bolle e Svetlana Zakharova, oltre al corpo di ballo scaligero.
La coreografia costituisce un’evoluzione, “un discorso di approfondimento” nell’ambito del percorso di ricerca già avviato da Bigonzetti all’interno della produzione händeliana. Questo nuovo step – il Progetto Händel – si articola in due fasi principali. Nella prima sono proprio le Suites, eseguite da un unico strumento solista, a condurre verso una dimensione “più intimistica, monocromatica”; nella seconda, i diversi timbri accolti e il coinvolgimento di più strumenti, danno vita a struttura più composita e ricca. Tale ripartizione raggiunge ulteriore evidenza nelle scelte condotte anche sul fronte scenografico e dei costumi – firmati da Helena de Medeiros – con una dicotomia che emerge in modo netto. All’impostazione “in bianco e nero” della prima parte, rafforzata da un impianto illuminotecnico e da abiti che rinunciano al colore per conferire centralità alla musica, fa infatti da “contraltare” l’esplosione cromatica della seconda porzione dello spettacolo.
Il risultato, sul piano coreografico e stilistico, determina il susseguirsi, dopo una fase più asciutta e geometrica, di una “più barocca, più circolare, con un certo senso di leggerezza e divertimento”. Come ha precisato lo stesso Bigonzetti: “Händel è teatro allo stato puro, con la sua musica apre immagini, apre porte… anche quando non scrive per il teatro è visionario, descrittivo, narrativo anche quando non narra, ricerca il senso dello spettacolo: non a caso a lui si associa quel meraviglioso utilizzo delle macchine di scena che sono davvero il simbolo della fascinazione e della magia illusionistica del teatro barocco“.