L'artista iraniana, oggi di base a New York, sbarca in laguna in occasione di uno degli eventi collaterali della 57. Biennale di Venezia. In mostra le opere fotografiche della serie 'The Home of My Eyes' e il video 'Roja', in un itinerario alla ricerca dell'identità e delle radici personali.
Vincitrice nel 2009, al 66simo Festival del Cinema Internazionale, del Leone d’Argento come Miglior Regista per il suo primo lungometraggio, Women Without Men, l’artista Shirin Neshat ritorna a Venezia, stavolta con una mostra aperta fino al 23 novembre 2017. Allestita nella Sala delle Quattro Porte del Museo Correr, l’esposizione The Home of My Eyes riunisce 26 opere fotografiche, selezionata a partire dalla serie omonima, e uno dei suoi ultimi lavori video, Roja. Ultimato nel 2016, prende avvio dai ricordi personali dell’artista, in una narrazione non lineare, condotta sul filo della nostalgia, alla riscoperta delle sue radici iraniane.
Curata da Thomas Kellein e resa possibile grazie al contributo della Written Art Foundation di Francoforte, la mostra comprende anche intensi ritratti fotografici. Appartenenti alla serie che dà il nome all’intera esposizione veneziana, queste immagini hanno come soggetti donne e uomini dell’Azerbaijan. Esponenti di diverse popolazioni locali, distinti anche per età, sono stati immortali da Shirin Neshat in atteggiamenti analoghi: indossano abiti simili, che non rispecchiano l’etnia di appartenenza, ed emergono dal fondo scuro con la medesima posa: hanno tutti le mani al petto, quasi in segno di preghiera. La scelta dell’Azerbaijan non è casuale: questo Paese evoca in Neshat la terra della sua infanzia, l’Iran.
Ad accompagnare le fotografie, stampate su gelatina d’argento, iscrizioni a cura dell’artista che è intervenuta sulla supeficie bidimensionale con testi calligrafici scritti in inchiostro. Le parole riportate sono le risposte alle domande personali sulla identità culturale e sul concetto di casa, che le persone fotografate hanno dato all’artista nel corso della “mappatura fotografica”.
In altri casi, sono state riprodotte poesie di Nizami Ganjavi, poeta iraniano del XII secolo che visse in quello che è oggi l’Azerbaijan.
Originaria del capoluogo di provincia di Qazvin, in Iran, dove è nata nel 1957, Shirin Neshat lavora come filmmaker e artista a New York. Ha all’attivo opere fotografiche come Women of Allah (1993-1997), che esplora il tema del genere in relazione al fondamentalismo e alla militanza islamici.
Sta lavorando al suo secondo lungometraggio, dal titolo Looking for Oum Kulthum, annunciato per l’anno in corso.
[Immagine in apertura: Shirin Neshat, Javid, from The Home of My Eyes series, 2015, Courtesy Written Art Foundation, Frankfurt am Main, Germany]